Cosa è il parco archeologico di Pompei
Considerata la città meglio conservata al mondo di quell’era, il parco archeologico di Pompei offre uno sguardo straordinario su come si viveva più di duemila anni fa. Ma cosa rende questo sito così speciale?
Innanzitutto, la storia di Pompei è tanto affascinante quanto tragica. La vita della città fu bruscamente interrotta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Questa catastrofe ha permesso la conservazione eccezionale di monumenti, case, templi e persino delle persone che abitavano lì, congelati nel tempo per i posteri.
Ma Pompei è anche un punto di riferimento nella storia dell’archeologia e dell’antichità stessa, offrendo una finestra unica sul passato. La sua importanza storica e archeologica è stata riconosciuta a livello internazionale, tanto che nel 1997 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Oggi, Pompei attira visitatori da tutto il mondo. Nel 2023, gli scavi hanno registrato quasi quattro milioni di visitatori, collocandoli tra i monumenti più visitati d’Italia.
Breve storia della Città Antica di Pompei
La storia di Pompei inizia nell’VIII secolo a.C. fino alla distruzione causata dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. I primi abitanti furono gli Oschi, seguiti dai Greci di Cuma e dai Sanniti.
Conquistata dai Romani nel III secolo a.C., Pompei prosperò, esportando olio e vino in tutto il Mediterraneo. Nel II secolo a.C. si sviluppò urbanisticamente con la costruzione del foro, del tempio di Giove, di Iside e della Basilica. Diventata un municipium e poi una colonia romana chiamata Cornelia Veneria Pompeianorum, Pompei fu ulteriormente abbellita durante l’età di Augusto e Tiberio.
Nel 62 d.C. un violento terremoto colpì l’area. Ancora in fase di ricostruzione, il 24 ottobre del 79 d.C. l’eruzione del Vesuvio seppellì Pompei sotto sei metri di cenere e pietra pomice, uccidendo gran parte degli abitanti. L’eruzione, che causò almeno 2.000 morti, sorprese una città vivace con una popolazione di circa 20.000 abitanti. L’imperatore Tito tentò di soccorrere i sopravvissuti, ma i gas letali ostacolarono i suoi sforzi.
Dopo la tragedia, il sito fu abbandonato. Un piccolo insediamento chiamato Civita crebbe sopra la cenere ma fu abbandonato dopo ulteriori eruzioni del Vesuvio nel XI secolo, causando l’oblio dell’esatta ubicazione di Pompei.
Breve storia degli Scavi e del Parco Archeologico di Pompei
Pompei fu riscoperta nel XVI secolo durante la costruzione del Canale del Conte di Sarno, ma solo nel 1748, sotto Carlo III di Borbone, iniziarono gli scavi. Nel 1763, un’epigrafe confermò che si trattava di Pompei. Gli scavi proseguirono con alterne vicende sotto il dominio francese e Borbonico, riprendendo con maggior entusiasmo dopo l’unità d’Italia grazie a Giuseppe Fiorelli. Questi introdusse la divisione della città in regiones e insulae e la tecnica dei calchi in gesso.
La prima metà del Novecento vide importanti scoperte, ma problemi economici e il terremoto dell’Irpinia del 1980 causarono rallentamenti e danni. Infine, il “Grande Progetto Pompei“, cofinanziato dall’Unione Europea dopo il crollo della Casa dei Gladiatori nel 2010, ha rinnovato gli sforzi di conservazione del sito.
Resta da dire che la maggior parte dei reperti è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli ma alcuni pezzi sono esposti anche all’Antiquarium (regio VIII, n. 19), una struttura espositiva interna al parco archeologico realizzata nella seconda metà del XIX secolo.
Cosa vedere al parco archeologico di Pompei
Prima di addentrarci tra le strade degli scavi di Pompei alla scoperta dei tantissimi tesori che custodiscono non ci dimentichiamo che si tratta pur sempre di una città che all’epoca aveva almeno 20.000 abitanti e che la parte riportata alla luce si estende su una superficie di più di 50 ettari. Insomma, una città non proprio piccola. È quindi necessaria qualche informazione di base per potersi orientare più facilmente e capire cosa aspettarsi. Inoltre, non ti propongo un noioso elenco di tutti i siti visitabili, quelli più o meno accessibili sono ben oltre cento, ma preferisco darti informazioni generali per comprendere meglio cosa troverai nell’area archeologica di Pompei e perché è un luogo da visitare almeno una volta nella vita.
Primo approccio alla città antica
Come la maggior parte delle città romane, inclusa la vicina Napoli, l’antica Pompei presenta uno schema urbanistico organizzato attorno a due assi principali: il cardo maximus (nord-sud, oggi via Vesuvio e via Stabiana) e il decumanus maximus (est-ovest, oggi via dell’Abbondanza). Questi assi si incrociano ad angolo retto, dividendo la città in quattro quadranti. Insolitamente decentrato rispetto al loro incrocio si trova il foro, la piazza centrale della vita pubblica e commerciale. Inoltre, l’intera città è suddivisa in regiones e insulae. Questa suddivisione è di epoca recente ma ti è utile per orientarti visto che è riportata sulla mappa e sulla guida ufficiale del sito e su targhe affisse agli angoli delle strade. Anche io utilizzo questa notazione (ad esempio regio VI, n. 3) per indicarti la posizione dei luoghi citati.
Le strade sono ben lastricate, con sistema fognario e si snodano tra case in muratura, teatri, terme, laboratori artigiani, termopoli, un anfiteatro e molto altro. Qua e là si incontrano diverse fontane pubbliche (alcune funzionanti) all’epoca alimentate da acquedotti (Castellum Aquae, regio VI, n. 14). Questi servivano anche le case private dei cittadini più ricchi che, in pratica, avevano l’acqua corrente già duemila anni fa.
Pompei è, inoltre, circondata da mura con porte d’accesso e torri. Tra queste ultime ti segnalo la Torre di Mercurio (regio VI), da cui si gode una splendida vista sul sito archeologico. Le porte d’accesso erano sette, forse otto, e, in prossimità di alcune di queste, troverai quattro necropoli con tombe monumentali di varie tipologie.
Infine, fuori dall’area degli scavi, puoi visitare alcune meravigliose residenze extraurbane. La più famosa, raggiungibile a piedi in pochi minuti dal Parco, è la Villa dei Misteri (regio VI, n. 19), celebre per i suoi magnifici affreschi che rappresentano scene misteriose legate ai culti iniziatici.
Tutto questo è rimasto sepolto sotto la cenere vulcanica per quasi duemila anni, conservandosi incredibilmente bene.
Le Abitazioni Dei Pompeiani
Ora che sai cosa aspettarti dagli scavi di Pompei, è il momento di entrare nelle case degli antichi abitanti. Tra meglio e peggio conservate se ne possono vedere circa un’ottantina. Ciascuna ha le sue caratteristiche uniche anche se si possono identificare tre modelli che riflettono le diverse classi sociali.
Le domus
Le domus, residenze delle famiglie più ricche, possono coprire fino a 3000 metri quadrati. Vi si accede da un corridoio che porta all’atrio centrale, circondato da camere da letto, sale da pranzo e altre stanze di servizio. Al centro dell’atrio c’è una vasca chiamata impluvium per raccogliere l’acqua piovana. Alcune si arricchiscono di elementi ellenistici come il peristilio, un giardino circondato da un portico a colonne sul quale affacciano altre stanze, e le più ricche sono decorate con affreschi, fontane e aree termali. Esempi notevoli includono la casa del Menandro (regio I, n. 7), la casa delle Nozze d’Argento (regio V, n. 3) e la casa degli Amorini Dorati (regio VI, n. 12).
Le case del Ceto Medio, dei commercianti e del popolo
Le case del ceto medio, sebbene più piccole, sono comunque confortevoli, spesso con un cortile centrale scoperto e piccoli giardini.
I commercianti e degli artigiani, invece, vivono in case più semplici, chiamate pergule, con un vano principale usato come bottega e stanze sul retro per il magazzino e l’abitazione. Un esempio è la Fullonica di Stephanus (regio I, n. 3).
Infine, le famiglie meno abbienti vivevano in case molto più piccole e semplici, con spazi limitati e pochi comfort, ma offrivano comunque un tetto sicuro e funzionale.
Le ville: lusso e produttività
Fuori dal centro cittadino si trovano le ville, divise in ville d’ozio e ville rustiche. Le ville d’ozio sono residenze lussuose per il riposo e il piacere, situate in luoghi panoramici con grandi giardini, sculture e fontane, come la Villa di Oplontis a pochi chilometri da Pompei. Le ville rustiche, simili a moderne fattorie, hanno spazi per attività produttive e immagazzinamento delle merci, combinando elementi residenziali e produttivi, come la Villa dei Misteri (regio VI, n. 19) qui a Pompei.
Lo sapevi che? Curiosità sulle abitazioni di Pompei
Concludo questa sezione con tre curiosità sulle abitazioni di Pompei. La prima riguarda i nomi delle case. Ad esse è stato attribuito il nome dei proprietari, se noto, o, in alternativa, gli archeologi hanno preso spunto da ritrovamenti o caratteristiche particolari dell’abitazione.
La seconda curiosità riguarda la presenza, in molte abitazioni private, di piccole edicole votive dedicate a divinità pagane o ai Lari, spiriti degli antenati defunti protettori della famiglia. Questa usanza, riadatta nel corso dei millenni, sopravvive ancora in alcune abitazioni sopratutto nel sud d’Italia.
Infine, gli splendidi affreschi nei quali ti imbatterai sono stati classificati in quattro stili dall’archeologo tedesco August Mau alla fine del Novecento, ciascuno riferito ad un arco temporale ben preciso,. Gli stili sono:
- Stile Strutturale o dell’Incrostazione (150 a.C. – 80 a.C.), vedi ad esempio la casa del Fauno (regio VI, n. 1);
- Secondo stile o Stile Architettonico (80 a.C. – fine I secolo a.C.), vedi ad esempio la casa del Labirinto (regio VI, n. 21);
- Terzo stile o Stile Ornamentale (metà I secolo d.C.), vedi ad esempio la casa di Marco Lucrezio Frontone (regio V, n. 2);
- Stile dell’Illusionismo Prospettico (età neroniana, dopo il 62 d.C.), vedi ad esempio la casa di Menandro (regio I, n. 7);
Se vuoi approfondire ti rimando al link che trovi alla fine della pagina.
Adesso che abbiamo un’idea di come vivessero i pompeiani scopriamo gli altri tesori della città.
Il Foro di Pompei: il cuore pulsante della città antica
Il Foro (regio VI, n. 6a) è il principale punto di incontro in ogni città romana. Qui si discutono affari, si ascoltano oratori e si fanno compravendite.
A Pompei, intorno al Foro, si trovano gli edifici pubblici più importanti:
- La Basilica (regio VIII, n. 2), sede dell’attività giudiziaria.
- Il Tabularium (regio VIII, n. 8), l’archivio ufficiale della città.
- Il Tempio di Giove (regio VII, n. 8), simbolo del controllo di Roma sulla città.
Un altro edificio importante è il Macellum (regio VII, n. 12), il vivace mercato della città, dove si vendono pesce, carne, frutta e verdura. Il Macellum è anche un luogo di banchetti in onore dell’imperatore, diventando un centro di vita sociale e culturale.
Forni, tabernae e termopoli negli scavi di Pompei
Oltre al Macellum, le strade di Pompei sono piene di piccoli negozi che vendono frutta fresca, verdura, ortaggi, olio, pane e carne. Anche il pane è molto popolare, con 34 panifici ritrovati in città (ad esempio il panificio di Popidio Prisco, regio VII, n. 20).
Per lo svago serale, i pompeiani frequentano le tabernae lusoriae, locali dove si può mangiare e giocare.
I pompeiani sono, però, i veri pionieri dello street food. I termopoli, che i pompeiani chiamano popinae, sono luoghi dove si vendono cibi, probabilmente non cotti, e bevande da asporto. Qui si può gustare vino, fave e una bevanda energetica chiamata posca, fatta con acqua, uova e aceto. A Pompei si stima ci siano circa un centinaio di questi locali e non è difficile incontrarli. Tra i tanti spicca, però, la casa e termopolio di Vetutius Placidus (regio I, n. 9) in via dell’Abbondanza, la strada principale di Pompei. Questo locale, probabilmente, fungeva anche da taberna.
Le terme
Le terme sono fondamentali luoghi sociali e non solo di svago o cura. Sono accessibili a tutti, dai ricchi patrizi ai cittadini comuni, spesso gratuitamente o a costi molto bassi. Qui, oltre a lavarsi, si incontrano amici e si discute di affari, politica e filosofia.
Le terme tipiche hanno una successione di stanze:
- Frigidarium (acqua fredda)
- Calidarium (acqua calda)
- Tepidarium (temperatura moderata)
- Natationes (spazi per nuotare)
Altri spazi ricorrenti sono l’apodyterium (spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia e la palestra.
Il riscaldamento dell’acqua è sofisticato, con focolari sotterranei che diffondono aria calda attraverso gli ipocausti sotto le pavimentazioni sospese.
A Pompei sono stati rinvenuti quattro stabilimenti termali: le terme centrali (regio IX, n. 2), le terme del Foro (regio VII, n. 10), le terme Stabiane (regio VII, n. 16) e le terme Suburbane (regio VII, n. 1).
Le terme Stabiane (regio VII, n. 16), le più antiche, risalgono al IV-III secolo a.C. e si trovano vicino al foro. Sono divise in sezioni per uomini e donne e includono spogliatoi, frigidarium, tepidarium, calidarium e fornaci con pavimentazione riscaldata.
Le terme Suburbane (regio VII, n. 1), costruite nel I secolo a.C. fuori dalle mura della città, erano, invece, terme private con spogliatoi decorati da affreschi erotici unici, che probabilmente fungevano da catalogo delle prestazioni sessuali offerte dagli schiavi al piano superiore, rendendo queste terme una sorta di lupanare non convenzionale.
L’anfiteatro: il regno dei gladiatori
L’Anfiteatro di Pompei (regio II, n. 5), costruito tra l’80 e il 70 a.C., ospitava i famosi combattimenti tra gladiatori, attirando folle da tutta la regione. Può accogliere fino a ventimila spettatori ed era dotato di un velarium, una tenda che proteggeva dal sole e dalla pioggia. L’arena è in terra battuta e la cavea, dove siedono gli spettatori, è divisa in tre settori per i diversi ceti sociali. Nel 57 d.C., una violenta rissa tra pompeiani e nocerini, che causò numerosi feriti e morti, portò il senato romano a chiuderlo per dieci anni, decisione revocata dopo il terremoto del 62 d.C.
Oggi ospita spettacoli e concerti serali in un’atmosfera senza pari.
I teatri: la cultura in scena
Per chi ama gli spettacoli culturali, Pompei offriva teatri per commedie, musica e poesie, il tutto concentrato in un unico grande isolato. Questi luoghi magici ancora oggi ospitano eventi dal grande impatto emotivo.
Il Teatro Grande (regio VIII, n. 10), risalente all’epoca sannita, testimonia le trasformazioni della città. Può ospitare circa cinquemila spettatori, ed è caratterizzato dalla zona orchestra a ferro di cavallo e una cavea divisa in tre ordini. Il velarium proteggeva gli spettatori dalle intemperie. Dopo il terremoto del 62 d.C., la scena fu ricostruita con marmi e statue.
Il Teatro Piccolo (regio VIII, n. 12), o Odeion, costruito intorno all’80 a.C., può ospitare circa milletrecento persone, ideale per poesie e musica. Anch’esso presenta una struttura semicircolare con la cavea divisa in due parti.
Infine, il Quadriportico dei Teatri (regio VIII, n. 11), costruito intorno all’80 a.C., fungeva da foyer per il Teatro Grande e fu convertito in palestra per gladiatori dopo il terremoto del 62 d.C.
I lupanari negli scavi di Pompei: il piacere segreto
Originariamente collegati al culto della dea Lupa e simboli di fertilità, col tempo divennero sinonimo di prostituzione. Le prostitute, chiamate meretrices o noctilucae, lavoravano in camere con letti rialzati e murales erotici, con nomi e prezzi dei servizi indicati, mentre insegne suggestive all’esterno attiravano i clienti curiosi. Il Lupanare del regio VII ( n. 18), costruito poco prima dell’eruzione del Vesuvio, è un esempio significativo, mostrando dettagli sulla vita di prostitute e clienti attraverso graffiti e affreschi erotici.
Le necropoli: le città dei morti
Le necropoli sono testimonianze silenziose delle antiche tradizioni funerarie romane. Secondo le leggi dell’epoca, le tombe devono trovarsi al di fuori delle mura cittadine, e proprio vicino alle porte di Pompei si trovano quattro necropoli, o città dei morti.
La necropoli di Porta Nocera (regio II, n. 10), nei pressi dell’Anfiteatro, si distingue per la sua grandezza e importanza storica. Qui, la tomba di Eumachia, una sacerdotessa di Venere, è una delle più notevoli. Altre necropoli di rilievo sono quella di Porta Ercolano (regio VI, n. 17), lungo la strada per Villa dei Misteri, e quella di Porta Stabia (regio VIII, n. 21), poco oltre il quartiere dei teatri.
I calchi degli scavi di Pompei: testimoni silenziosi di una tragedia millenaria
Un viaggio a Pompei non è completo senza visitare i calchi, testimoni dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Questi calchi sono stati realizzati grazie a una tecnica ideata dall’archeologo Giuseppe Fiorelli nel XIX secolo. Fiorelli usò una miscela di acqua e gesso per riempire i vuoti lasciati dai corpi decomposti sotto pomici e cenere, ricostruendo così le forme originali delle vittime. I calchi immortalano gli ultimi istanti di vita di adulti, bambini, servi e padroni, sorpresi dalla furia del vulcano mentre cercano riparo. Esposti in vetrine o lasciati sul luogo del ritrovamento, offrono una visione senza filtri della distruttività del Vesuvio. Puoi vederne alcuni, tra l’altro, nell’Antiquarium (regio VIII, n. 19) e nella casa di Sirico (regio VII, n. 17).
Il Vesuvio
Non si può parlare di Pompei senza menzionare il Vesuvio, ben visibile dal Parco Archeologico, silenzioso custode e protagonista della storia che il Parco Archeologico narra ogni giorno. Nel I secolo d.C., prima dell’eruzione, era una placida collinetta ricoperta di vigneti e frutteti. Ai suoi piedi, Ercolano e Pompei prosperavano in armonia con il vulcano, che sembrava addormentato da oltre mille anni.
Il 24 ottobre del 79 d.C., il Vesuvio si risvegliò. Piccole scosse sismiche e il prosciugamento dei pozzi d’acqua preannunciarono l’eruzione. Plinio il Vecchio morì soffocato dai gas a Stabia mentre tentava di soccorrere i sopravvissuti ma le sue lettere, tramandate da Plinio il Giovane, ci offrono una testimonianza vivida e straziante dell’eruzione, descrivendo l’esplosione e l’oscurità che avvolse la regione.
Oggi il Vesuvio è un Parco Nazionale e continua a catturare l’immaginazione dei visitatori. Se ne hai la possibilità, esplora le sue pendici fin sopra alla bocca del cratere, ammira il panorama e lasciati ispirare dalla potenza della natura.
Pompei nell’arte: dal cinema, alla musica, alla letteratura
Pompei e la sua storia hanno ispirato un’enorme varietà di opere artistiche e culturali nel corso dei secoli. Dai dipinti ai romanzi, dai film ai documentari, Pompei continua a catturare l’immaginazione di artisti di tutto il mondo. Ecco un rapido sguardo alle principali opere e produzioni ispirate a questa città antica e affascinante:
Dipinti celebri
“L’ultimo giorno di Pompei” di Karl Pavlovič Brjullov;
Romanzi indimenticabili
“Gli ultimi giorni di Pompei” di Edward Bulwer-Lytton;
“Arria Marcella” di Théophile Gautier;
La serie di romanzi per bambini “I misteri romani” di Caroline Lawrence;
“Pompei” di Robert Harris;
Film, serie TV e animazioni
Diverse versioni cinematografiche di “Gli ultimi giorni di Pompei”, tra cui quella del 1900, del 1913, del 1926, del 1935, del 1950, del 1959 e del 2007;
La miniserie “Gli ultimi giorni di Pompei” del 1984;
“Pompei” (2007) diretto da Giulio Base;
“I Simpson” hanno visitato Pompei nell’episodio “Il Bob italiano”;
Nell’episodio “Il Fuoco di Pompei” di “Doctor Who”, si esplora un’invasione aliena durante l’eruzione;
Documentari
Documentari di divulgazione scientifica italiani come Superquark e Ulisse;
“Pompei: l’ultimo giorno” della BBC, che offre una narrazione coinvolgente della vita nella città prima dell’eruzione;
Eventi musicali irripetibili
Wolfgang Amadeus Mozart rimase ispirato dalla bellezza di Pompei e compose “Il flauto magico” dopo una visita;
Nel 1971, i Pink Floyd tennero un concerto senza pubblico all’anfiteatro di Pompei, immortalato nel film “Pink Floyd: Live at Pompeii“;
Tips
- Oltre agli orari di apertura/chiusura del parco archeologico nel suo complesso, sono previsti orari specifici per singoli luoghi e anche giorni specifici di apertura per alcuni di essi. Consulta il sito ufficiale per tutti i dettagli ed organizzare al meglio la tua visita.
- Una volta entrati nell’area archeologica di Pompei non è possibile uscire e rientrare. Organizzati, quindi, per bere e mangiare prima di accedere. In alternativa, ci sono due punti di ristoro nel parco (regio VII alle spalle del Tempio di Giove e regio IX con accesso da via dell’Abbondanza). Inoltre, ci sono fontane di acqua potabile sparse qua e là. Il tutto è segnalato sulla mappa ufficiale del parco.
- All’interno degli scavi di Pompei sono presenti anche servizi igienici e un presidio medico sempre segnalati sulla mappa ufficiale.
- Date le dimensioni dell’area archeologica, sono necessari almeno due giorni per poterla visitare tutta. Pertanto, se decidi di dedicarci un giorno solo non ti consiglio di acquistare il biglietto POMOEII+ che, con un sovrapprezzo di 4€ rispetto al biglietto standard, consente anche l’accesso alla Villa dei Misteri. In un giorno riuscirai a stento a visitare metà del sito e puoi anche fare a meno della villa. In ogni caso, se acquisti il biglietto standard (Express) e poi decidi di visitare comunque la villa dei Misteri, puoi acquistare un apposito biglietto al prezzo di 8€ presso l’ingresso dedicato ma il pagamento è solo con carta.
- Per godere a pieno della tua esperienza di visita non dimenticare di ritirare gratuitamente la mappa cartacea disponibile presso le biglietterie. Inoltre, puoi scaricare la mappa e la guida ufficiale entrambe in pdf e disponibili in varie lingue. Infine, è disponibile l’app ufficiale per Android e IOS che, grazie alla geolocalizzazione, ti fornisce informazioni precise su ciò che è attorno a te in tempo reale e in varie lingue (anche la LIS).
- Se desideri essere assistito da una guida turistica puoi trovare diverse agenzie specializzate presso l’ingresso di Piazza Anfiteatro e guide autorizzate presso tutti gli ingressi. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale.
- All’interno dell’area archeologica di Pompei vengono spesso organizzate esposizioni temporanee. Informati sul sito ufficiale per non perderle.
- Nel teatro grande e nell’anfiteatro vengono spesso organizzati concerti e rappresentazioni teatrali di livello internazionale. Informati sul sito ufficiale e su ticketone per vivere un’esperienza davvero irripetibile.
- I periodi migliori per visitare il parco archeologico di Pompei sono da maggio a giugno e da settembre a ottobre. Questo perché il clima è abbastanza mite e, grazie all’ora legale, il parco chiude alle 19. I mesi di luglio e agosto possono essere davvero caldi e, se possibile, evitali. Infine, nel periodo che va da novembre a febbraio il tempo è più variabile, aumentano le probabilità di pioggia e freddo anche se il clima è comunque mediamente mite, e il parco chiude alle 17.
Per approfondire
- Stanotte a Pompei Rai 1 Alberto Angela (video);
- Pompei – Storia di una rivincita Italiana (video);
- Gli scavi di Pompei – Petrolio 28/07/2017 (video);
- Pittura romana: i quattro stili pompeiani (video);
- Pompeii: Inside the ancient city that was buried alive (video in inglese);
- UNCOVERED: Hidden secrets of Pompeii (video in inglese);
- I tre giorni di Pompei di Alberto Angela (libro);
PS: le foto a corredo dell’articolo sono pubblicate su concessione del MIC – Parco Archeologico di Pompei