Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l’archeologia rivive nel cuore della cittÃ
Il MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, si trova in centro città al confine tra il Centro Storico e il Rione Sanità . Nel 2019, con oltre 670.000 visitatori, si è collocato al decimo posto tra i musei più visitati d’Italia a riprova dello straordinario valore storico e artistico delle collezioni esposte.
Collezioni che, in larga parte, sono costituite da pezzi che provengono dal territorio Napoletano e Campano. Ciò testimonia lo stretto legame che il Museo ha con il contesto che lo ospita. Inoltre, il materiale esposto copre un arco temporale molto vasto, dal periodo Egizio (2000 A.C.) al XIX secolo D.C. con la numismatica moderna.
Grazie agli allestimenti moderni e ben curati e all’ottimo sito web ufficiale, consente un viaggio nel tempo consapevole ed emozionante. Infine, il Museo è spesso animato da mostre temporanee, spettacoli, concerti ed eventi, come le suggestive aperture serali, che lo esaltano quale corpo vivido della città da frequentare non occasionalmente (allo scopo è stato istituito un abbonamento annuale).
Breve storia del Museo
L’edificio che ospita il Museo risale alla fine del 1500 e nasce come caserma di cavalleria. Siamo, quindi, in piena epoca Aragonese. Successivamente, nel 1616 e sempre in epoca Aragonese, diviene sede dell’Università .
Nel 1777, quando i Borbone hanno ormai preso il posto degli Angioini, l’edificio è interessato da profondi lavori di restauro ed ampliamento per volere di Ferdinando IV che ha già in mente di farne un Museo. La dominazione francese (1806-1815) ne rallenta i piani ma sono proprio i francesi ad iniziare i primi allestimenti. Ritornato al trono col nome di Ferdinando I, può, in fine, riprendere il suo progetto e nel 1616 nasce il Real Museo Borbonico. Riunisce, quindi, nel nuovo museo la collezione Farnese e i reperti vesuviani già esposti nella Reggia di Portici e vi insedia anche la Real Biblioteca, l’Accademia del Disegno e l’Officina dei Papiri.
Nel 1860, ormai sconfitti i Borbone, il museo diviene Nazionale. Durante il secondo conflitto mondiale, è il soprintendente Amedeo Maiuri a preservare l’integrità del luogo e delle collezioni opponendosi ai tentativi di requisizione tedesca prima e anglo-americana poi.
Infine, nel 1957, diviene Museo Archeologico Nazionale a seguito dello spostamento in altre sedi della Biblioteca, dell’Accademia e dell’Officina nonché del trasferimento a Capodimonte della Pinacoteca.
Le Collezioni del MANN
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita varie collezioni disposte su quattro piani. Per vivere al meglio la tua esperienza, sempre che non voglia ricorrere all’ausilio di una visita guidata, ti consiglio di scaricare la mappa ufficiale del museo e integrarla con le informazioni dell’ottimo sito ufficiale.
Ciò premesso, vediamo cosa ci attende all’interno di questo scrigno di arte e storia.
Collezione Epigrafica (piano interrato)
E’ una vasta raccolta di epigrafi risalenti al periodo compreso tra il VI secolo A.C. e il II D.C. Ricostruisce la diffusione e l’evoluzione linguistica nell’Italia centro meridionale.
Archeologia Urbana alla stazione Municipio (piano interrato)
E’ una raccolta di reperti archeologici rinvenuti a seguito dei lavori per la realizzazione della fermata della metro in piazza Municipio. Ottimamente documentata apre lo sguardo sull’antico porto greco-romano di Partenope-Neapolis.
Collezione Egizia (piano interrato)
Costituita nei primi anni dell’800, riunisce pezzi acquisiti da celebri collezioni private (Borgia, Drosso-Picchianti, Hogg e Schnars), un pezzo della collezione Farnese e vari reperti degli scavi borbonici compiuti nelle aree vesuviana e flegrea. E’ la terza al mondo per importanza dopo quella del Cairo e del Museo Egizio di Torino. Organizzata in sezioni tematiche, ricostruisce aspetti salienti e caratteristici della vita egiziana quali il potere, il culto dei morti (non mancano i sarcofagi), la religione, l’organizzazione socio-economica, l’educazione.
Collezione Farnese (piano terra)
La collezione, iniziata da papa Pio III nel cinquecento, arricchita in oltre trecento anni ed accumulata in parte a Roma e in parte a Parma, è composta in prevalenza da opere scultoree e altre antichità di epoca Romana, da dipinti e disegni Rinascimentali e da una vasta Biblioteca.
Appartenne alla celebre famiglia di origine emiliana dei Farnese e fu poi trasferita a Napoli. Fu Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna, ad iniziare nel 1731 il trasferimento, presso le Regge di Portici e Capodimonte, delle opere originariamente custodite a Parma. A completare il trasferimento delle opere della collezione romana fu, poi, Ferdinando IV nel 1786.
La parte qui esposta è, prevalentemente, quella relativa alle sculture e alle gemme. Le opere librarie fanno ora parte della Biblioteca Nazionale presso il Palazzo Reale di Napoli. La Pinacoteca è esposta al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Infine, una sezione di quest’ultima, nota come Fasti Farnesiani, è esposta nella Reggia di Caserta.
Collezione Gemme Farnese (piano terra)
Fa parte della collezione Farnese ed è composta da oltre duemila esemplari di grande qualità artistica. Di questi, oltre trecentocinquanta sono stati rinvenuti in scavi condotti in Campania.
Collezione Numismatica (primo piano)
La collezione, una delle più vaste al mondo, si articola in sei sale e raccoglie reperti di epoche diverse che vanno dalla Magna Grecia al Regno delle due Sicilie. Si compone di pezzi provenienti da varie collezioni private, fra le quali le collezioni Farnese e Borgia, e reperti rinvenuti in scavi dell’area Vesuviana e dell’Italia meridionale.
Collezione Mosaici (primo piano)
Raccoglie mosaici provenienti dagli scavi di Pompei, Ercolano e altri siti della Campania e copre un arco temporale compreso tra il II secolo A.C. e il I D.C. Un’intera sezione è dedicata alla Casa del Fauno, una delle abitazioni private più estese di Pompei, che prende il nome dalla statua bronzea raffigurante un fauno ivi ritrovata ed ora esposta in questa sezione.
Collezione Gabinetto Segreto (primo piano)
Così denominata già in epoca Borbonica, quando l’accesso era consentito solo a persone di matura età e conosciuta morale, la collezione si compone di oltre 250 reperti a tema erotico sessuale provenienti dagli scavi di Ercolano e Pompei e da alcuni pezzi, appartenuti ai Borgia, di dubbia autenticità . Più volte oggetto di censura, è stata addirittura murata nel 1851 affinché se ne perdesse la memoria. In epoca fascista, ma la censura è vissuta in forme diverse fino al 1971, era necessaria l’autorizzazione del Ministro dell’Educazione Nazionale per accedervi. Nel 2000 è stata definitivamente aperta al pubblico ma i minori di anni 14 devono comunque essere accompagnati da un adulto.
Collezione Oggetti di vita quotidiana dall’area Vesuviana (secondo piano)
Gli scavi archeologici iniziati in epoca Borbonica a Pompei ed Ercolano, hanno portato alla luce innumerevoli oggetti, in terracotta, bronzo e vetro, di uso comune. La collezione si snoda in cinque sale e permette di vedere utensili diffusi nelle cucine, nei bagni e, in genere, nelle abitazioni ricostruendo usanze sociali economiche e religiose degli antichi abitanti romani.
Collezione Tempio di Iside (secondo piano)
Cinque sale sono dedicate ad accogliere reperti vari, per lo più pitture murarie ed affreschi, provenienti dal tempio di Iside di Pompei. Scoperto fin dal 1764 testimonia il profondo legame con la cultura egiziana essendo Iside la Dea egizia della vita, della fecondità e della guarigione.
Collezione Affreschi (secondo piano)
Quest’ampia parte del museo accoglie diversi esempi di decorazione pittorica romana rinvenuta negli scavi vesuviani. Molti reperti risalgono agli scavi Borbonici quando si usava asportare intere porzioni di parete ed incorniciarle a mo’ di quadro. La collezione permette di gettare lo sguardo sui gusti dell’epoca e sui temi più popolari tratti, prevalentemente, dalla tragedia greca, dalla mitologia e dai racconti di Omero. Di particolare interesse sono gli oggetti utilizzati per la realizzazione degli affreschi come squadre, compassi e i pigmenti per il colore.
Collezione Villa dei Papiri (secondo piano)
Scoperta per caso nel 1750 durante lavori per la realizzazione di un pozzo, la villa dei Papiri ad Ercolano, nota anche come villa dei Pisoni, ha restituito alla luce più di cento sculture, prevalentemente in bronzo. Le sculture, insieme ad alcune pitture sempre provenienti dalla villa e a due riproduzioni di una speciale macchina settecentesca per lo svolgimento dei papiri, costituiscono la collezione qui esposta. Inoltre, la villa custodiva oltre mille rotoli di papiro carbonizzati, da cui il nome, contenenti testi in greco. Lo studio e la conservazione dei papiri ha dato origine a quella Officina dei Papiri già ospitata all’interno del MANN e ora istituita presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Collezione Magna Grecia (secondo piano)
La collezione raccoglie manufatti vari, crateri e gioielli risalenti al periodo della Magna Grecia (VIII-III secolo A.C.) ovvero al periodo della colonizzazione dell’Italia meridionale da parte dei Greci. I reperti provengono dalle città più importanti, Cuma, Paestum, Taranto, e sono allestiti secondo un approccio moderno che facilità la comprensione dei contenuti scientifici e artistici. Molto suggestiva è la ricostruzione sul pavimento di mosaici antichi ragion per cui viene richiesto di indossare copriscarpe protettivi monouso durante la visita.
Plastico di Pompei e altre collezioni (secondo piano)
Il secondo piano del Museo Archeologico Nazionale di Napoli MANN ospita anche un grande plastico degli scavi di Pompei. Realizzato nel 1879 in legno, sughero e carta riproduce, con un dettaglio eccezionale, in scala 1:100 la situazione degli scavi all’epoca della realizzazione. La riproduzione non si limita alla pianta urbana ma si addentra nei dettagli dei singoli edifici fino agli affreschi riprodotti a tempera su sottili strati di calce.
Infine, fanno parte delle collezioni permanenti del MANN anche altre raccolte “minori” come quella dedicata ai reperti del periodo preistorico e protostorico e quella relativa alle popolazioni indigene della Piana Campana.