Cosa sono i decumani?
La zona dei decumani, che comprende le famosissime Spaccanapoli e via San Gregorio Armeno, è la tappa imprescindibile per chi visiti Napoli per la prima volta. L’area che qui ci interessa ricade in una più vasta zona patrimonio UNESCO ed è compresa tra via San Sebastiano a ovest e via Duomo a est. Tuttavia, i decumani si estendono oltre quest’ultima nel rione Forcella. Ha un perimetro di circa 2 km, ricalca l’antico tracciato viario di origine greca e costituisce il cuore del vasto centro storico della città, il più grande d’Italia con i suoi 17 km2 di superficie.
Come detto, l’origine della zona è antichissima e risale al VI secolo A.C. quando i coloni greci di Cuma fondarono Neapolis in contrapposizione a Partenope che si stava sviluppando sull’attuale collina di Pizzofalcone.
La nuova città presentò subito una struttura viaria ad assi ortogonali. Era costituita da tre strade principali, dette plateiai, che si sviluppavano da est a ovest parallelamente alla costa. Queste erano poi tagliate perpendicolarmente da strade più piccole dette stenopoi disegnando isolati quadrangolari regolari. Con la romanizzazione della città i termini originari furono sostituiti. I plateiai divennero decumani e gli stenopoi divennero cardini ma la struttura rimase, e rimane ancora oggi, la stessa.
Un viaggio nel tempo a portata di mano
Così, a distanza di millenni, è ancora possibile percorrere il decumano inferiore, oggi comunemente chiamato Spaccanapoli anche se non esiste alcuna strada con questo nome. Per il tratto che qui ci interessa, esso abbraccia via Benedetto Croce e via San Biagio dei Librai. Tra i tre decumani è quello che presenta la maggiore corrispondenza con l’originario tracciato greco. E’ stato allungato, nel corso dei secoli, fino ad insinuarsi nei quartieri spagnoli di origine seicentesca. Per cogliere visivamente il senso del nome Spaccanapoli, ti suggerisco di recarti sulle mura di Castel Sant’Elmo dalle quali potrai vedere tutto lo sviluppo di quest’asse viario e come spacchi, effettivamente, la città in due parti.
Il decumano maggiore, quello centrale, è oggi identificato come via dei Tribunali. Fin dalle origini era la strada principale sulla quale si apriva l’agorà greca, poi foro romano. Tracce di queste antiche strutture sono state ritrovate nei pressi di piazza San Gaetano e sono accessibili visitando Neapolis Sotterrata nel Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore.
Il decumano superiore, infine, è oggi identificato da via Sapienza, via Pisanelli e strada dell’Anticaglia, sempre con riferimento al tratto che qui ci interessa, e, tra i tre decumani, è quello che ha subito i maggiori stravolgimenti rispetto al tracciato originale.
Se il tracciato viario è rimasto sostanzialmente invariato, gli edifici, le chiese e i ritrovamenti archeologici testimoniano, invece, l’evoluzione millenaria e la costante trasformazione della città. Proprio questa stratificazione storico-artistica, tutt’oggi ben visibile, è alla base del riconoscimento del centro storico di Napoli, e dell’area dei decumani in particolare, come Patrimonio dell’Umanità UNESCO avvenuta nel 1995.
Una giornata ai decumani: scopriamo il genius loci di Napoli
Dopo questa premessa necessaria è ora il momento di qualche consiglio che, spero, ti permetterà di godere al meglio della visita ai decumani di Napoli. Quello che ti suggerisco, soprattutto se sei alla tua prima visita in città, è una lenta passeggiata nel centro con fugaci sbirciate ai principali luoghi di interesse ad accesso gratuito. Solo successivamente, in base ai tuoi interessi e al tempo che hai a disposizione, potrai dedicare visite più approfondite a siti specifici.
Per questo motivo, nella mappa ho diviso i luoghi di interesse in gratuiti e a pagamento. Non perché gli uni siano più interessanti degli altri ma perché quelli a pagamento richiedono, solitamente, maggior tempo. Gironzolando lasciati tentare dall’infinita offerta culinaria nella quale ti imbatterai. Pizze a portafoglio, scagliuzielli di polenta fritta, babbà e sfogliatelle sono solo alcuni esempi di quell’autentico cibo di strada che qui è di casa da molto prima che chef famosi e smaliziate strategie di marketing creassero lo street food oggi tanto di moda. Infine, fai attenzione ai tanti folcloristici personaggi che affollano le strade di Napoli. Senza di loro la città perderebbe molto del suo irresistibile fascino.
Torniamo alla mappa iniziale. In rosso e in giallo sono evidenziate le aree protette dall’UNESCO, oltre 10 km2 di superficie, anche se con protocolli e vincoli differenti. Il rettangolo blu delimita, invece, l’area dei decumani compresa, come detto, tra i cardini via San Sebastiano a ovest e via Duomo a est.
Ed ora, in marcia. Addentriamoci nei decumani con un’ultima avvertenza. I luoghi che ti segnalo di seguito sono solo alcuni di quelli in cui ti imbatterai. Pertanto, prendi l’elenco che ti propongo solo come un suggerimento di massima e niente di più. Lascia che sia la tua curiosità a guidarti.
Le attrazioni principali
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Chiesa del Gesù Nuovo
La Chiesa del Gesù Nuovo è una basilica barocca situata in piazza del Gesù Nuovo, di fronte all’obelisco dell’Immacolata. Sorge dove precedentemente sorgeva palazzo Sanseverino del quale rimane lo splendido pugnato a diamante sulla facciata principale. Il palazzo fu espropriato dal viceré don Pedro di Toledo una volta sedata la rivolta contro l’introduzione dell’Inquisizione in città appoggiata da Ferrante Sanseverino. Successivamente acquistato dai gesuiti fu riadattato a chiesa.
È una delle chiese più importanti e grandi della città, caratterizzata da un notevole patrimonio artistico barocco, frutto del lavoro di alcuni degli artisti più influenti della scuola napoletana tra i quali Cosimo Fanzago, Massimo Stanzione, Domenico Antonio Vaccaro e Francesco Solimena che ritroviamo in altre chiese della città.All’interno è, inoltre, conservato il corpo di san Giuseppe Moscati, medico napoletano canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. Nel 2007 la RAI ha prodotto una miniserie molto toccante, Giuseppe Moscati – L’amore che guarisce, con Giuseppe Fiorello nei panni del medico napoletano. L’ingresso alla chiesa è gratuito.
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Complesso Monumentale di Santa Chiara
Il Complesso Monumentale di Santa Chiara è un antico complesso francescano situato nel centro storico di Napoli, in piena zona dei decumani. Costruito nel XIV secolo, comprende una chiesa in stile gotico e un chiostro a viali incrociati con pilastri maiolicati e affreschi seicenteschi. All’interno del complesso si trovano anche un Museo che ospita tesori sopravvissuti al bombardamento che quasi lo distrusse durante la Seconda Guerra Mondiale, resti di un antico stabilimento termale romano e un presepe tradizionale. L’ingresso alla basilica è gratuito mentre l’accesso al resto del complesso monumentale è a pagamento.
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Palazzo Venezia
Palazzo Venezia è un palazzo storico situato lungo Spaccanapoli, in piena area dei decumani. Deriva il suo nome dal fatto di essere stato sede dell’Ambasciata veneziana nel Regno di Napoli. Sebbene le decorazioni ad affresco degli interni siano in gran parte andate perdute, ciò che rende davvero straordinario il palazzo è il giardino pensile con la casina pompeiana in stile neoclassico e la grotta della Madonnina, una piccola cappella dedicata alla Madonna posta sotto una volta affrescata. Gli appartamenti storici e il giardino, gratuitamente accessibili, sono gestiti dall’associazione culturale PA.VE. Inoltre, l’associazione gestisce un piccolo bar offrendo l’occasione di rilassarsi in un luogo davvero sorprendente, magari approfittando dei tanti eventi che l’associazione stessa organizza.
Palazzo Venezia (video)
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Via San Gregorio Armeno
Trai cardini che intersecano i decumani, il più famoso è via San Gregorio Armeno, conosciuta per le sue botteghe artigiane di presepi letteralmente prese d’assalto dai turisti durante le festività natalizie tanto da rendere necessario il senso unico pedonale. La tradizione dei presepi di San Gregorio Armeno ha origini antiche: in epoca romana, lungo questa strada c’era un tempio dedicato a Cerere e gli abitanti usavano offrire piccole statuine di terracotta come ex voto. Tuttavia, la nascita del presepe napoletano vero e proprio è più recente e risale alla fine del Settecento.
Oltre alle botteghe artigianali, via San Gregorio Armeno colpisce subito per il grande campanile ad arco che sovrasta la strada e che funge da collegamento pedonale tra il monastero e la chiesa di San Gregorio Armeno. Altri luoghi di interesse, oltre alla chiesa di San Gregorio e il suo chiostro, sono la chiesa di San Gennaro all’Olmo, un edificio individuato da una lapide che la tradizione vuole essere stato la casa di San Gennaro e la basilica di San Lorenzo Maggiore.
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Ospedale delle Bambole
All’interno del cortile di palazzo Marigliano, in via San Biagio dei Librai (Spaccanapoli), si trova l’Ospedale delle Bambole. L’Ospedale è un museo che raccoglie bambole e giocattoli d’epoca e un laboratorio specializzato nel restauro, uno dei più importanti d’Italia.
L’origine del laboratorio risale al 1895 quando Luigi Grassi apre un piccolo laboratorio per la costruzione di scenografie e la riparazione di attrezzature teatrali, oggetti di culto, pupi di scena e burattini. Un po’ alla volta, quasi per caso, iniziano a rivolgersi a lui anche gli abitanti della zona per farsi riparare i giocattoli dei figli, in un’epoca ancora lontana dal consumismo usa e getta. Ben presto il laboratorio inizia ad affollarsi di bambole rotte e pezzi di ricambio al punto da somigliare ad un vero e proprio ospedale, l’Ospedale delle bambole, appunto.
Di generazione in generazione l’attività di famiglia arriva nelle mani di Tiziana Grassi, l’attuale “primaria” dell’Ospedale, che nel 2017 decide di aprire un museo vero e proprio aperto al pubblico. Il museo è organizzato in corsie e reparti come un ospedale vero e proprio arricchito da supporti multimediali. Un’esperienza unica per grandi e piccini e un’occasione per riscoprire il nostro passato attraverso i giochi che ci hanno accompagnato nell’infanzia.
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San Gennaro di Jorit Agoch
All’incrocio tra via Forcella e via Duomo, al limite orientale dell’area dei decumani che qui ci interessa, disegnato sulla facciata di un palazzo, si può vedere il murale di San Gennaro di Jorit Agoch. Jorit, pseudonimo di Ciro Cerullo, è un artista italiano di street art. Ha ottenuto riconoscimento internazionale da importanti testate giornalistiche grazie alla sua capacità di combinare realismo, abilità tecnica e messaggi sociali. Le sue opere sono caratterizzate da due strisce rosse sulle guance dei volti, simbolo di rituali africani. Espone in musei e gallerie d’arte internazionali, ma la sua espressione artistica resta legata alla strada e alla fruizione gratuita. Ha realizzato murales in tutto il mondo, dalla Cina al Sud America, e molti sono proprio qui a Napoli.
Se ti piace questa tipologia di street art, non perdere l’occasione di andare a vedere i murales dal forte impatto simbolico che l’artista ha realizzato a Barra, Scampia, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e in altri quartieri, spesso difficili, della città sostenendone la voglia di riscatto.
Street Art a Napoli: le opere di Jorit da non perdere (sito web)
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Cattedrale di Santa Maria Assunta (Duomo) e museo del Tesoro di San Gennaro
Il Duomo di Napoli, ufficialmente Cattedrale di Santa Maria Assunta, è la principale chiesa della città. Presenta una sovrapposizione di stili architettonici che vanno dal gotico trecentesco al barocco e al neogotico del diciottesimo secolo. Dalla cattedrale si accede anche a due altre chiese sorte in modo autonomo e che oggi si presentano come cappelle laterali. Dalla navata sinistra, infatti, si accede alla Basilica di Santa Restituta che ospita il battistero di San Giovanni in Fonte, il più antico dell’Occidente. Sul lato opposto, invece, è la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro che conserva le reliquie del santo patrono della città e dalla quale si accede al Museo del Tesoro di San Gennaro.
L’area museale, di oltre settecento metri quadrati, espone opere preziose come gioielli, statue, busti, tessuti e dipinti. Tra questi la Mitra e la collana di San Gennaro. Inoltre, il percorso museale permette la visita alle tre sagrestie della Cappella del Tesoro, che ospitano dipinti di rinomati artisti come Luca Giordano, Massimo Stanzione, Giacomo Farelli e Aniello Falcone, recentemente restaurati.
Oltre che da un punto di vista artistico, la Cattedrale è un importante luogo di culto nel quale si svolge, tre volte all’anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre), il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro.
L’accesso alla basilica e alle cappelle laterali è gratuito mentre l’accesso al museo del Tesoro è a pagamento.
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Graffito di Banksy
Sulla parete malmessa di un edificio in piazza Girolamini, su via dei Tribunali non lontano da via Duomo, è possibile vedere la Madonna con la pistola attribuita a Bansky, quotatissimo artista britannico di street art la cui identità è, ad oggi, sconosciuta. Il graffito rappresenta una Madonna con una pistola al posto dell’aureola ed è una delle due sole opere dell’artista ad oggi visibili in Italia. Oltre a questa, infatti, nel 2019 Bansky ha realizzato il bambino di Venezia. Una terza opera era stata realizzata sempre a Napoli in prossimità del monastero di Santa Chiara ma è andata perduta. Per evitare che anche questa faccia la stessa fine, alcuni privati hanno protetto la Madonna con la pistola con una cornice vetrata in attesa che le istituzioni pubbliche facciano la propria parte.
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Complesso monumentale dei Girolamini
Il Complesso monumentale dei Girolamini è un edificio costruito tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento, prendendo il nome dai religiosi seguaci di san Filippo Neri. Il complesso, arricchito nel Settecento, è diventato un Monumento Nazionale nel 1866. I Girolamini includono una chiesa monumentale, una quadreria e una celebre biblioteca. La quadreria ospita dipinti cinquecenteschi e seicenteschi di maestri come Andrea Sabatini, Agostino Tesauro, Battistello Caracciolo, Jusepe De Ribera e Andrea Vaccaro.
Attualmente (Maggio 2023), la Biblioteca e il Complesso monumentale dei Girolamini sono chiusi al pubblico a causa di un profondo intervento di restauro in corso. Tuttavia, alcuni servizi della biblioteca sono ancora attivi ed accessibili previa prenotazione.
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Basilica di San Lorenzo Maggiore – La Neapolis Sotterrata – Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore
In piazza San Gaetano, baricentro dell’area dei decumani, si erge la Basilica di San Lorenzo. In stile gotico francese, è stata la prima chiesa a seguire questo stile in Italia dopo l’introduzione da parte degli architetti al seguito di Carlo I d’Angiò. Nel corso del XVIII secolo sono stati aggiunti inserti e decorazioni barocche solo in parte sopravvissuti a successivi lavori di restauro. La pianta attuale della basilica, concepita secondo gli ideali francescani, comprende una grande navata centrale, un’abside e 23 cappelle laterali che attribuiscono, al complesso, un aspetto maestoso. La basilica, ad accesso gratuito, è parte del più ampio complesso La Neapolis Sotterrata – Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore che comprende l’area archeologica sotterranea dell’antico foro romano, la sala Capitolare, la sala Sisto V, e il museo. L’ingresso al Complesso è a pagamento.
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Basilica di San Paolo Maggiore
La maestosa basilica di San Paolo Maggiore è situata in piazza San Gaetano, all’incrocio tra via dei Tribunali e via San Gregorio Armeno. La basilica è stata costruita sui resti del tempio dei Dioscuri, risalente al I secolo d.C. e il cui fronte con timpano ha resistito fino al 1688 quando fu definitivamente distrutto da un terremoto. Tracce del tempio sono ancora visibili in due colonne di ordine corinzio con gli architravi che costituiscono parte della facciata principale della chiesa. L’interno, in stile barocco, conserva opere di Massimo Stanzione, Domenico Antonio Vaccaro e Francesco Solimena tra glia altri, tutti artisti che hanno lasciato il segno anche in altri edifici e chiese della città tra cui la Certosa di San Martino e la Chiesa del Gesù Nuovo.
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Napoli Sotterranea e Teatro Romano di Neapolis
In piazza San Gaetano, in un vicoletto che si allunga sul lato sinistro della Basilica di San Paolo Maggiore, si trova l’ingresso a Napoli Sotterranea. Ti dico subito che non è l’unica che incontrerai. Infatti, un’altra “Napoli sotterranea” si trova già nella stessa piazza e vi si accede dal Complesso di San Lorenzo Maggiore. Sempre nella zona dei decumani si trova anche il Lapis Museum – Museo dell’Acqua. Vi è poi la Napoli Sotterranea in Vico S. Anna di Palazzo, nei pressi di via Toledo, per non dimenticare, infine, la Galleria Borbonica. Insomma, Napoli propone vari percorsi sotterranei tutti molto diversi e tutti molto interessanti.
Quello di cui qui ti parlo propone un articolato percorso. Include la visita ai resti di un teatro greco romano al quale si accede, sorprendentemente, dal pavimento di un’abitazione. La visita include, inoltre un percorso in antiche cisterne sotterranee scavate nel tufo e poi adibite a rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale nelle quali è stato allestito anche un piccolo orto sperimentale e un locale anticamente adibito a cantina. Tutto a 35 metri di profondità. Il percorso non presenta difficoltà ed è adatto anche ai bambini. Ovviamente te lo sconsiglio vivamente se soffri di claustrofobia o hai problemi di deambulazione ma in caso contrario preparati a restare a bocca aperta.
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Il presepe del popolo
In strada dell’Anticaglia (decumano superiore) non lontano dal Teatro Romano, in un locale al pianterreno dove una volta c’era una bottega di calzolaio, si può vedere oggi il Presepe del Popolo. Il presepe si deve alle mani sapienti e alla passione di don Umberto Iannaccone. Andato in pensione nel 1993, decise di mettere il suo sapere al servizio del popolo del quale egli stesso si definiva artigiano.
Il presepe ha una struttura circolare e, per vederlo bene, è necessario entrare e girarci intorno. Proprio per questo, uno dei tanti cartelli affissi qua e la sulla porta ti informa che l’entrata è libera come pure l’uscita. Se poi vuoi lasciare un’offerta, un altro cartello ti informa che sarà devoluta ai poveri che non chiedono. Ecco, quindi, che visitando questo luogo non ti troverai davanti ad un presepe monumentale come quello che puoi vedere alla Certosa di San Martino o alla Reggia di Caserta. Ti troverai, invece, in un luogo intimo, traboccante d’amore.
Il presepe di via dell’Anticaglia (sito web)
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Il più piccolo museo del mondo della tipografia
Sul decumano superiore, proprio di fronte ai locali che ospitano il Presepe del Popolo, ben segnalato da una grande insegna, si trova il più piccolo museo del mondo della tipografia. Un luogo magico pensato e realizzato da Carmine Cervone. Artigiano tipografo, ha messo insieme oggetti e strumenti storici della tipografia, come un’autentica linotype di fine ottocento, con i quali lavora tutti i giorni. Come egli stesso dice, l’idea è realizzare “una bottega tipografica che ancora opera, produce e lavora diventando museo”. Il museo, quindi, non è costituito solo da oggetti, come un torchio tipografico del 1840 o vari fregi per la doratura dei libri a caldo, ma dall’arte stessa di Carmine che ci offre l’imperdibile occasione di vederli in funzione. “Io propongo una cosa nuova”, dice Carmine, “quello che non hai mai visto”.
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Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
In pieno centro storico, su via dei Tribunali (decumano maggiore), sorge il Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. La struttura, barocca, è concepita su due livelli: una chiesa superiore rappresentante la dimensione terrena e una chiesa inferiore, ipogeo, che fungeva da cimitero per le anime povere, pezzentelle, e simboleggia il Purgatorio. Così, l’intero complesso è decorato con opere, di artisti come Massimo Stanzione, Luca Giordano e Andrea Vaccaro, che ricordano ai visitatori l’importanza delle preghiere per liberare le anime dal Purgatorio.
Tra tutte, un posto speciale spetta a Lucia, il cui teschio incoronato con un velo da sposa e una coroncina è esposto in una nicchia votiva nell’ipogeo. Secondo la leggenda, basata su un fatto realmente accaduto nel XVIII secolo, Lucia era una giovane di 17 anni, figlia di un nobile napoletano, morta di tisi poco dopo il matrimonio. È considerata la protettrice delle giovani spose e viene invocata come mediatrice per preghiere e invocazioni. Oltre alle chiese, il complesso comprende il Museo dell’Opera, situato nella sagrestia e nell’Oratorio dell’Immacolata annessi alla Chiesa del Purgatorio ad Arco. La visita alla chiesa superiore è gratuita. La visita all’Ipogeo e al museo dell’Opera è, invece, a pagamento.
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Busto di Pulcinella
Nel bel mezzo dei decumani, su via dei Tribunali all’angolo con vico Fico al Purgatorio, c’è un busto di Pulcinella in bronzo. Pulcinella è la maschera napoletana della commedia dell’arte, inventata da Silvio Fiorillo ad Acerra nel ‘600. Rappresenta il napoletano tipico, un personaggio che ride dei suoi problemi e prende in giro i potenti.
La leggenda vuole che toccare il naso della scultura porti fortuna. L’opera è un regalo alla città dell‘artista Lello Esposito. Di fama internazionale, ha realizzato anche il Pulcinella situato nella stazione della metro Salvador Rosa.
Pulcinella nel vico del fico al Purgatorio (video)
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Lapis Museum
Il Complesso della Pietrasanta, noto oggi come LAPIS Museum, è un complesso museale situato nella basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, lungo via dei Tribunali a Napoli. La basilica è stata la prima chiesa della città ad essere dedicata alla Vergine. Ha una storia antica che rispecchia la storia stessa della città. Costruita nel 533 dal Vescovo Pomponio sui resti del tempio di Diana e di una domus romana, la basilica era una delle quattro basiliche maggiori dell’epoca tardo antica. Nel 1600, a causa dei danni causati dai terremoti, è stata demolita e poi completamente ricostruita nel 1656 in stile barocco da Cosimo Fanzago.
Il percorso di visita include la basilica con le cappelle, la cripta con l’area archeologica che presenta i resti dell’antico tempio di Diana e il sottosuolo, Museo dell’Acqua, che comprende cunicoli e cisterne dell’acquedotto greco-romano. Come per gli altri percorsi sotterranei che Napoli offre, la visita è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia mentre ad agevolare l’accesso di chi ha problemi di deambulazione c’è lo scenografico “ascensore archeologico”. Il LAPIS Museum ospita anche mostre temporanee che arricchiscono l’offerta culturale e lo rendono una meta turistica di grande importanza.
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Cappella San Severo e Cristo Velato
In via Francesco de Sanctis, tra via dei Tribunali e piazzetta Nilo (Spaccanapoli), non distante da piazza San Domenico Maggiore, si trova la piccola cappella Sansevero. Il semplice aspetto esteriore non lascia presagire l’opulenza barocca degli interni e l’eccezionale valore artistico delle diverse opere scultoree. Solo la persistente lunga coda di turisti in attesa di entrare attira l’attenzione e solletica la curiosità. Una volta entrati, però si è ripagati dell’attesa. Il suggestivo ciclo scultoreo delle Virtù, le sorprendenti e misteriose macchine anatomiche, fedelissime riproduzioni del corpo umano e del sistema circolatorio la cui realizzazione è ancora oggi avvolta nel mistero, e, soprattutto, l’emozionante Cristo Velato, scultura marmorea raffigurante il Cristo disteso e coperto da un sudario, rendono cappella Sansevero un autentico scrigno delle meraviglie. Se Antonio Canova avrebbe dato dieci anni della sua vita per poter vantare la paternità del Cristo ci sarà pure un perché. Per scoprirlo basta entrare.
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Chiesa di San Domenico Maggiore
La basilica di San Domenico Maggiore è situata nella piazza omonima lungo via Benedetto Croce (Spaccanapoli), nel cuore dei decumani. L’ingresso principale alla Basilica e al convento è, però, situato in vico San Domenico Maggiore. Costruita tra il 1283 e il 1324 su ordine di Carlo II d’Angiò, è diventata il principale luogo di culto dei domenicani nel Regno di Napoli e la chiesa della nobiltà aragonese. Questo complesso religioso, insieme al convento adiacente, rappresenta un importante esempio di architettura gotico-angioina. L’accesso alla basilica è gratuito. L’accesso al resto del complesso (sala del capitolo e refettori, ex biblioteca, sagrestia, sala del Tesoro, cella di San Tommaso d’Aquino e cripta dei Carafa di Roccella) è a pagamento.
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Mura greche
In piazza Bellini, sul limite occidentale dell’area dei decumani, è possibile vedere un piccolo tratto delle originarie mura greche. Risalenti al V, IV secolo a. C., furono riportate casualmente alla luce nel 1954. Un ulteriore tratto scoperto nel 1984 sempre in piazza Bellini è stato reinterrato. La scoperta ha permesso di ricostruire la situazione orografica dell’epoca. Il livello di calpestio era circa 10 metri più basso dell’attuale e questo tratto di mura seguiva il bordo di una collina ora completamente livellata.
Le mura si estendevano lungo i margini del pianoro su cui sorgeva la Napoli antica, protette da valloni naturali che fungevano da fossati difensivi. Inoltre, ai due estremi dei decumani, vi erano le porte di accesso.
Per permettere l’ampliamento della città, nel corso dei secoli molte di queste mura sono state demolite o ampliate dalle varie dominazioni che si sono succedute (Romani, Normanni, Angioini, etc.). Nonostante ciò, rimangono ancora molti resti e testimonianze delle originarie fortificazioni greche.
Altri resti delle antiche mura greche si trovano nel quartiere Forcella, in piazza Cavour e in piazza Calenda.