La Certosa e Museo di San Martino: immergiti nell’arte e nella storia di Napoli
Dall’alto della collina del Vomero, la Certosa e Museo di San Martino domina il golfo di Napoli. I suoi bianchi stucchi barocchi risaltano sul giallo tufaceo dell’adiacente Castel Sant’Elmo e sono ben visibili da varie zone del centro, in particolare da piazza del Plebiscito.
Nata come monastero dell’ordine dei Certosini sotto la dominazione Angioina, dal basso medioevo condivide l’affascinante storia di Napoli. Nel corso dei secoli ha subito variazioni nello stile architettonico e nella destinazione d’uso fino a divenire, all’indomani dell’unità d’Italia, sede museale.
Meta imperdibile di qualunque tour della città, la visita al complesso di San Martino permette di immergersi, con un unico ingresso, in due mondi distinti ma connessi:
- La Certosa, con i suggestivi luoghi dedicati alla ricerca spirituale (la Chiesa, la sagrestia, il refettorio, il chiostro grande). E’ la prima parte del percorso di visita e permette di vedere gli ambienti fondamentali del complesso monastico nello stato originario;
- Il Museo, con le sue straordinarie collezioni volte a custodire e tramandare la storia e le tradizioni della Napoli capitale dei Regni Meridionali. Allestito, comunque, all’interno del complesso monastico, da prevalenza alle collezioni esposte rispetto agli ambienti che le ospitano;
La costruzione della Certosa di San Martino e la sua evoluzione nel tempo
Dalle origini gotiche al rifacimento barocco
I lavori di costruzione della Certosa iniziarono nel 1325 sotto la dominazione Angioina e, cronologicamente, ne fanno la seconda certosa in Campania dopo quella di San Lorenzo a Padula i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1306. La consacrazione ed inaugurazione risalgono, invece, al 1368 anche se i monaci iniziarono ad abitare il complesso ben trenta anni prima.
La struttura originaria era gotica come testimoniano i sotterranei e pochi altri elementi del monastero.
Tuttavia quello che possiamo ammirare oggi è un complesso in stile tardomanierista e barocco, frutto del lavoro di vari architetti ed artisti protrattosi, prevalentemente, dal 1589 al 1656.
E’ a questo periodo, infatti, che risalgono la costruzione del Chiostro dei Procuratori e la ristrutturazione e ampliamento, secondo il nuovo stile architettonico, di vari ambienti come la Chiesa, il Chiostro Grande, il Parlatorio e il Refettorio.
I lavori iniziarono sotto la direzione di Giovanni Antonio Dosio e proseguirono sotto Giovan Giacomo di Conforto, prima, e Cosimo Fanzago, poi. Tutti e tre gli architetti hanno legato il proprio nome anche ad altri luoghi simbolo di Napoli tra i quali ricordiamo la Chiesa dei Girolamini e la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Oltre agli architetti, numerosi scultori e pittori hanno prestato la propria opera al cantiere. Tra questi anche i maggiori esponenti del seicento napoletano come Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo e Luca Giordano le cui opere ritroviamo nei maggiori musei della città (Museo di Capodimonte, Quadreria dei Girolamini) e in altri edifici anche fuori Napoli.
Ulteriori lavori, diretti da Nicola Tagliacozzi Canale e Domenico Antonio Vaccaro, furono compiuti nel XVIII secolo e si concentrarono prevalentemente nel Quarto del Priore. E’ a questo periodo che si deve anche l’opera pittorica di Francesco Solimena, tra i maggiori artisti del barocco italiano.
L’uscita dei monaci e l’istituzione del museo
Il XIX è un secolo turbolento per Napoli e la Certosa ne condivide le vicende. Con l’avvento della Repubblica Napoletana nel 1799, i monaci furono allontanati una prima volta e il complesso fu occupato dai francesi non senza danneggiamenti.
Tornati ad occupare la Certosa di San Martino nel 1804, furono nuovamente espulsi nel 1807 e dal 1812 al 1831 la struttura fu adibita a Casa degli Invalidi di Guerra.
Riammessi nel 1836, furono definitivamente allontanati nel 1866, anno nel quale, ad Unità d’Italia compiuta, fu istituito il Museo Nazionale di San Martino.
Entriamo nella Certosa di San Martino: un viaggio tra arte e architettura nella Napoli del Seicento
Prima di addentrarci nel complesso monastico della Certosa e Museo di San Martino, mi preme dare qualche informazione sulla regola alla base dell’Ordine Certosino. Questa conoscenza ti permetterà, infatti, di capire meglio il senso delle scelte architettoniche e decorative che ritroverai tra poco.
La regola Certosina risale al XII secolo e fu scritta da San Bruno che ritroviamo protagonista in diversi affreschi. Prevedeva la clausura (le visite esterne erano rare ed ammesse solo in circostanze eccezionali), il silenzio, la preghiera e il lavoro manuale. La dieta era semplice e prevalentemente vegetariana. Queste scelte di vita hanno influenzato l’architettura del complesso che, infatti, prevedeva luoghi specifici per le visite esterne (Parlatorio), per i pasti in comune (Refettorio), per il lavoro manuale e l’alimentazione (Giardini pensili).
Ed ora entriamo. Al complesso si accede dalla biglietteria situata alla destra dello splendido portone barocco. Alla sinistra del portone, sempre all’esterno del complesso, la chiesa delle Donne domina largo San Martino. Ricordando che l’orine Certosino prevedeva la clausura dei monaci, quest’ultima permetteva alle donne di frequentare il monastero senza accedere all’interno.
La Chiesa
Dopo la biglietteria si accede ad un ampio cortile interno sul quale si affaccia la Chiesa barocca preceduta da un pronao già riccamente affrescato. L’interno è poi un tripudio di affreschi, sculture, marmi policromi e stucchi dorati che ne fanno uno dei migliori esempi di arte barocca a Napoli.
La chiesa è a navata unica con otto cappelle laterali. Ai lati dell’abside, preceduta dal presbiterio, si sviluppano altri locali di grande fascino ai quali si accede, nel percorso di visita, dal Chiostro Grande.
Le decorazioni sono opera, prevalentemente, del Dosio e del Fanzago già citati ma non mancano capolavori di Battistello Caracciolo, di Jusepe de Ribera, di Francesco Solimena e di altri importanti esponenti del seicento napoletano.
I Chiostri e il Refettorio
Usciti dalla Chiesa, si procede verso il Chiostro dei Procuratori caratterizzato dalla successione delle arcate, che alternano marmo bianco al piperno, e da un pozzo centrale.
Da questo si accede al cosiddetto corridoio fanzaghiano che ci conduce al Chiostro Grande e divide la parte della Certosa, a sinistra, dalla parte museale, a destra. Circa a metà del corridoio, si apre l’ampio Refettorio realizzato nel settecento da Tagliacozzi Canale. Utilizzato come luogo di aggregazione dei monaci in occasione delle feste religiose, presenta un’ampia tela raffigurante le nozze di Cana, un pavimento in cotto e maiolica e mobili originali del XVIII secolo.
Dal Refettorio si accede al Chiostrino cinquecentesco, caratterizzato da un lavamano in marmo, e da questi alla Cappella della Maddalena, interamente affrescata e caratterizzata da una finta cupola in stile trompe-l’œil e da una tela ritraente la Maddalena. Quest’ultima è considerata tra i capolavori di Andrea Vaccaro.
Ritornati sul corridoio fanzaghiano, ci dirigiamo al Chiostro Grande.
Anche questo spazio, risalente già all’originaria struttura trecentesca, è stato ristrutturato ed ampliato con nuove celle in stile barocco dal Dosio e dal Fanzago.
Di grande impatto scenico sono, in particolare, i gruppi scultorei che troneggiano sulle porte angolari dell’ambulacro. Altri elementi a cui prestare attenzione, oltre all’eleganza ed equilibrio dell’intero spazio, sono il pozzo centrale e la balaustra barocca decorata con teschi del cimiterino trecentesco.
Otto grandi statue decorano, infine, il livello superiore del chiostro. Sulla facciata est vi è anche un grande orologio solare.
Parlatorio, Sala Capitolare, Coro dei Conversi, Sacrestia e Cappelle del Tesoro
Dal Chiostro Grande, una piccola scalinata conduce agli ambienti della Chiesa posti in prossimità dell’abside. Come nel resto della chiesa, celebrano il trionfo del barocco. Stucchi dorati, tele ed affreschi, mobili intarsiati, tutto trasmette opulenza pur nell’atmosfera ovattata che promana da questi ambienti. Opere del de Ribera, di Luca Giordano, di Massimo Stanzione e di altri grandi Maestri del barocco napoletano conferiscono anche a questi luoghi un notevole pregio artistico che da solo giustifica una visita.
Gli usi sono i più vari. Il Parlatorio era destinato a ricevere le rare visite esterne, il Coro dei Conversi, facilmente individuabile per gli stalli lignei, ospitava i monaci che non recitavano messa e poi le due Cappelle del Tesoro, Vecchio e Nuovo, destinate ad accogliere il crescente tesoro della Certosa. Quest’ultimo, a titolo di cronaca, fu requisito da Ferdinando IV per finanziare le crescenti spese militari dovute alla guerra con i Francesi di fine settecento.
Il Quarto del Priore
Collocato sul lato destro del corridoio fanzaghiano, quindi sul lato opposto rispetto alla Chiesa, il Quarto del Priore è costituito da una serie di ambienti destinati ad accogliere il priore della Certosa. Ci introduce all’area destinata alle esposizioni museali ma, a differenza degli altri ambienti espositivi, conserva ancora elementi decorativi di grande pregio. In particolare, le due sale della ex biblioteca, l’oratorio del priore, le sale della vecchia Quadreria e la loggia coperta conservano ancora le originarie decorazioni barocche, affreschi e pavimenti maiolicati. Inoltre, nelle sale della ex biblioteca si possono ammirare anche affreschi di architetture in stile trompe-l’œil e una meridiana a camera oscura decorata in maiolica. Dalla loggia coperta è possibile ammirare uno splendido panorama sull’intero golfo di Napoli.
I Giardini Pensili
Dal quarto del priore si accede ai giardini pensili. Si estendono su una superficie di sette ettari e sono strutturati a terrazzamento su più livelli, ognuno con una specifica destinazione.
Il primo livello era destinato alla coltivazione delle erbe curative per la farmacia della certosa. Il secondo livello, invece, era destinato all’orto del priore e presenta un lungo pergolato settecentesco. Infine, i livelli inferiori accoglievano le vigne dei monaci.
Dal 2010 sono stati dichiarati luogo di interesse artistico e storico.
I sotterranei gotici
Completiamo la visita dell’area meglio conservata dell’originario complesso della Certosa di San Martino con i sotterranei gotici risalenti all’originario impianto trecentesco. Scavati nel tufo, presentano pilastri e volte ad ogiva alti oltre quindici metri. Vi sono esposte circa 150 opere tra epigrafi e sculture datate tra il XIII e il XVII secolo.
Il Museo di San Martino: raccolta di opere d’arte e documenti storici
Completata la visita dei luoghi della Certosa è arrivato il momento di addentrarci nella sezione museale. Questa si sviluppa su due livelli prevalentemente nell’ala sud del convento. Una parte delle collezioni, invece, è ospitata in locali che danno direttamente sul Chiostro Grande sul lato opposto al corridoio fanzaghiano.
Le collezioni della Certosa e Museo di San Martino, tese a custodire e testimoniare la storia di Napoli capitale dei Regni Meridionali, sono:
- Sezione navale
- Androne delle carrozze
- Sezione presepiale
- Quarto del Priore
- Farmacia spezieria dei monaci
- Ottocento Napoletano
- Immagini e memorie
- Gabinetto disegni e stampe
- Sezione teatrale
- Arti decorative
- Museo dell’Opera
Senza addentrarmi nei particolari, ti fornisco solo poche ma salienti informazioni per organizzare la tua visita.
La sezione navale
E’ ospitata in due grandi ambienti che riproduco le sembianze di un antico arsenale. Ospita vari modelli in scala di imbarcazioni varate, prevalentemente, dai cantieri di Napoli e Castellammare di Stabia tra il XVIII e il XIX secolo. Inoltre, si trovano esposti una serie di documenti storici, armi bianche e strumento nautici. Tuttavia, i pezzi forti per importanza storica ed impatto visivo, sono le due lance Reali appartenute, rispettivamente, a Carlo di Borbone e Umberto I di Savoia.
Androne delle carrozze
E’ lo spazio coperto che collega il chiostro dei Procuratori ai giardini pensili all’interno della Certosa e Museo di San Martino. Vi si trovano esposte due carrozze, la carrozza degli Eletti, realizzata per volere del Tribunale di San Lorenzo, e la carrozza di Maria Cristina di Savoia. Nell’androne si trova anche la Colonna della Vicaria, proveniente da Castel Capuano sempre a Napoli, presso la quale venivano esposti ed umiliati i debitori insolventi a partire dal vice regno Spagnolo (XVI secolo). La barbara usanza fu abolita solo con l’avvento dei Borbone nel XVIII secolo.
Sezione presepiale
E’ la principale raccolta pubblica italiana dedicata al presepe napoletano. Ospitata nelle antiche cucine della Certosa in prossimità del corridoio fanzaghiano, è costituita da vari gruppi presepiali di origine prevalentemente settecentesca anche se non mancano pezzi precedenti tra cui una splendida Vergine lignea del trecento. Il pezzo principale, attorno al quale ruota l’intera collezione, è il grandioso presepe Cuciniello, donato nel 1879 da Michele Cuciniello. E’ esposto in una grotta appositamente costruita e dotata di illuminazione che simula l’alternanza giorno/notte.
Quarto del Priore
Del quarto abbiamo già parlato in precedenza descrivendolo sotto il punto di vista architettonico. Oltre a questo, il quarto del Priore ospita anche un’importante collezione di dipinti databili tra il XVII e il XVIII secolo di artisti del calibro di Jusepe de Ribera e Artemisia Gentileschi. Infine, vi sono esposti anche preziose cineserie ed armi bianche e da fuoco.
Farmacia spezieria dei monaci
Fondata nel 1699 per curare i monaci, presenta un affresco di San Bruno che intercede per gli infermi presso la Vergine. Vi sono esposti vasi storici appartenuti alla farmacia stessa. Il pezzo forte è il bozzetto del Cristo Velato realizzato da Antonio Corradini che avrebbe dovuto anche eseguirne la scultura. Tuttavia il Corradini, morto nel 1752, non fece in tempo ad eseguire l’opera che fu affidata ad un giovane scultore napoletano, Giuseppe Sanmartino, il quale, discostandosi in parte dal bozzetto originario, riuscì a realizzare un’opera di straordinario valore artistico ed impatto emotivo. Il Cristo Velato è, oggi, uno degli imperdibili tesori napoletani ed è esposto nella cappella San Severo nel centro di Napoli.
Ottocento napoletano
Allestita negli ambienti dell’antica foresteria, ospita opere del XIX secolo legate all’arte napoletana. E’ strutturata in due raccolte, Dipinti di soggetto storico e Sezione artistica. La prima ospita dipinti realizzati per documentare la trasformazione dei luoghi ad opera del Risanamento, importante attività di riqualificazione urbanistica ed igienico-sanitaria attuata a Napoli dal sindaco Nicola Amore a seguito dell’epidemia di colera del 1884 che ha radicalmente trasformato interi quartieri della città. La seconda testimonia la pittura napoletana legata all’Accademia di Belle Arti, tuttora attiva, e alla cosiddetta Scuola di Resina.
Immagini e memorie
Documenta la storia di Napoli dal Quattrocento all’Ottocento. Vi si ripercorre, attraverso opere e documenti di vario tipo, la storia Angioina ed Aragonese, il Vicereame Spagnolo, il regno Borbonico fino all’Unità d’Italia. Include una serie di ritratti dei re di Casa Borbone e rappresenta uno dei tratti più caratterizzanti il Museo di San Martino.
Gabinetto disegni e stampe
La raccolta si compone di oltre 16.000 fogli organizzati in diverse collezioni. Tra queste i disegni di architettura, le vedute della Scuola di Posillipo, le vedute alla gouache (tecnica pittorica ad acquerello di origine francese), le cartografie di Napoli, i ritratti e i soggetti storici napoletani.
Sezione teatrale
Si compone di opere di varia natura (quadri, sculture, stampe, fotografie, cimeli) legate al mondo del teatro e della scenografia napoletana. Tra questi non mancano ritratti di attori, drammaturghi e musicisti. Tra i pezzi più interessanti, la maschera in cuoio e il ritratto di Giancola, attore siciliano ma napoletano di adozione, che a cavallo tra il settecento e l’ottocento interpretò e portò al successo il personaggio di Pulcinella.
Arti decorative
Si compone di una ricca collezione di maioliche, porcellane e oggetti in avorio e corallo realizzati tra il XVI e il XIX secolo. Tra i pezzi, che comprendono vetri realizzati a Murano e porcellane decorate con vedute di Napoli, spicca la collezione di porcellana biscuit (lavorazione particolare che rende la porcellana simile al marmo) proveniente dalla Real Fabbrica della Porcellana di Napoli.
Museo dell’Opera
Esposizione dedicata a testimonianze della vita della Certosa. Comprende ritratti di Priori e fondatori dell’Ordine, una sala dedicata a Cosimo Fanzago e tele ottocentesche che documentano la vita della Certosa.
Tips e curiosità
- Il biglietto d’ingresso alla Certosa e Museo di San Martino, oltre che presso la biglietteria fisica posta all’ingresso, è acquistabile anche online. Inoltre, se hai in programma di visitare altri monumenti del ricchissimo patrimonio regionale, valuta l’acquisto della tessera Artecard, pass turistico ufficiale della Regione, in uno dei suoi vari formati che ti farà risparmiare tempo e denaro;
- Dal 3 Aprile 2022, con l’attenuarsi dell’emergenza COVID, ritorna la possibilità di accedere gratuitamente ai musei statali nella prima domenica del mese. Controlla sempre sul sito ufficiale o chiama il contact center (+39 081 2294503) prima di organizzare il tuo viaggio;
Per approfondire
- Direzione Regionale Musei Campania;
- Wikipedia – La Certosa di San Martino;
- Musei italiani. RipARTiamo – Certosa e Museo di San Martino (video);
Nota importante
Ad oggi (febbraio 2023) il primo piano e l’area dell’esposizione navale sono oggetto di lavori di restauro e non sono, quindi, accessibili.