Castel Sant’Elmo e il Museo del Novecento: storia e modernità a Napoli
Immagina un castello medievale quasi scavato nel tufo, con ponte levatoio, segrete infestate da fantasmi e mura impenetrabili, che domina e controlla la città sottostante. Immagina, poi, un museo dedicato all’arte moderna e alle sue mille manifestazioni dove forme e colori sembrano uscire dalle pareti bianche. Ora metti insieme queste due immagini e avrai il Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento.
Storia di Castel Sant’Elmo, la fortezza che domina il Golfo di Napoli
Le origini, Belforte e castrum Sancti Erasmi
La storia documentata del castello, che in realtà non è ancora un castello, parte nel 1275 quando Carlo d’Angiò decide di costruire un palazzo più o meno fortificato sulla collina del Vomero. Il luogo, sebbene isolato dal resto dell’abitato, non è deserto.  Vi sono già una torre d’osservazione normanna e una cappella dedicata a sant’Erasmo.
Il palazzo, chiamato Belforte, viene ulteriormente ampliato e fortificato nel 1329 per volere di Roberto d’Angiò e diviene castrum Sancti Erasmi. Ad occuparsi dei lavori è l’architetto senese Tino da Camaino che sta già lavorando alla Certosa di San Martino, proprio lì a due passi.
L’allegra famiglia d’Angiò
Nel 1381 il castello vive il suo primo assedio. Le truppe di Carlo d’Angiò Durazzo entrano in città decise a spodestare la regina Giovanna I d’Angiò, cugina di Carlo. Nel volgere di poco gli assedianti hanno la meglio costringendo alla resa la regina che, nel frattempo, si è asserragliata a Castel dell’Ovo. Re Carlo diviene, così, re di Napoli col nome di Carlo III e fa subito uccidere Giovanna rea di aver tramato, uccidendolo, contro l’ex marito, principe Andrea. Qualche anno dopo, nel 1386, tocca anche a Carlo morire per mano di una parente, la zia Maria d’Ungheria, in un’altra congiura. Quando si dice una bella famiglia.
Da castrum Sancti Erasmi a castel Sant’Elmo
Ma torniamo alla storia del castello. E’ il 1537 e gli Aragonesi, dopo anni di guerre e complicate vicende dinastiche, hanno preso il posto degli Angioini. Il viceré Don Pedro De Toledo decide di ampliare il castello per volere dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo. I lavori, affidati all’architetto Pedro Luis Escrivá durano dieci anni e stravolgono completamente la struttura originaria del forte che diviene una vera e propria cittadella fortificata. L’originaria pianta quadrangolare è sostituita da una struttura innovativa a pianta stellare, detta a doppia tenaglia. Anche il nome cambia. Dall’originario Castel Sant’Erasmo a Castel Sant’Ermo e poi a Castel Sant’Elmo.
Neanche il tempo di smontare i ponteggi e una nuova rivolta popolare sconvolge Napoli. Siamo nel 1547 e Don Pedro De Toledo emana un decreto per l’istituzione in città del tribunale del Santo Ufficio (Inquisizione). Per il castello è un nuovo battesimo del fuoco. Il popolo si ribella e Don Pedro non esita a bombardare la città dalle mura del forte. Alla fine il tribunale non sarà mai istituito, caso unico nel mondo di allora, ma Don Pedro rimarrà al suo posto.
Nel 1587 un fulmine colpisce la polveriera all’interno del forte e provoca danni ingenti e molti morti tra i militari di stanza. Questa volta i lavori, protrattisi dal 1599 al 1610, vengono affidati all’architetto Domenico Fontana che ristruttura la piazza d’armi e ricostruisce la chiesa.
Nel frattempo il castello è diventato un carcere e lo rimarrà fino al 1952 ospitando in questi lunghi anni, tra gli altri, il filosofo Tommaso Campanella, diversi rivoluzionari della Repubblica Napoletana come Ettore Carafa e altri rivoluzionari patrioti come Francesco Pignatelli di Strongoli.
Masaniello e il castello al centro del mondo
Prima di arrivare ai giorni nostri sono ancora due le date importanti nella storia del forte.
La prima è il luglio del 1647 quando Masaniello guida la rivolta dei lazzari contro l’aumento delle tasse deciso dal viceré spagnolo Rodrigo Ponce de León, duca d’Arcos. Come già successo un secolo prima, dal castello partono i colpi d’artiglieria per sedare la rivolta e riaffermare, ancora una volta, il suo ruolo repressivo più che difensivo.
La seconda è il 1812, anno di prima pubblicazione dell’Atlante Geografico del Regno di Napoli. Realizzato su impulso di re Ferdinando IV di Borbone dal cartografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, aveva lo scopo di rappresentare secondo criteri moderni e scientifici i possedimenti del Regno Borbonico. Dovendo scegliere un riferimento geografico per le rappresentazioni cartografiche, il Rizzi scelse proprio Castel Sant’Elmo che, in pratica, divenne il centro del mondo borbonico.
E arriviamo ai giorni nostri. Della destinazione a carcere fino al 1952 abbiamo già detto. Resta da aggiungere che nel 1976 inizia l’importante opera di restauro che vede il suo apice con l’apertura al pubblico nel 1988. Infine, nel 2010, viene allestito il Museo ‘Napoli Novecento 1910-1980‘ sulla Piazza d’Armi. Nel 2014 l’UNESCO amplia la parte del centro storico già soggetta a tutela e vi include l’area del castello quale Patrimonio dell’Umanità .
Cosa vedere a Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento
Com’è facile immaginare le cose da vedere sono due. Il castello, inteso come struttura architettonica, e il museo allestito all’interno di esso.
Il Castello
La pianta stellare a doppia tenaglia
Iniziamo dal forte, di origine medievale, che dalla collina del Vomero domina l’intera città .
La sua forma attuale si deve ai lavori diretti dall’architetto Pedro Luis Escrivá e realizzati tra il 1537 e il 1547 anche se, a seguito di un’esplosione causata da un fulmine, ulteriori lavori interessarono la piazza d’armi e la chiesa all’inizio del seicento.
L’originaria pianta quadrangolare fu sostituita dall’attuale struttura detta a doppia tenaglia, a pianta stellare con sei punte che sporgono di venti metri rispetto alla parte centrale e costituita da forbici sui lati brevi e puntoni sui lati lunghi. Questa pianta particolare fa di Castel Sant’Elmo l’unico castello al mondo a sei punte e fu adottata per adattarsi all’orografia del luogo e permettere, tramite il tiro incrociato, la difesa dell’itero perimetro e l’eliminazione dei punti morti.
All’epoca della realizzazione, questa struttura particolare suscitò non poche polemiche per l’assenza di torrioni. Tuttavia, la storia ne ha dimostrato l’efficacia ed è uno degli elementi alla base dell’inclusione del sito, nel 2014, nell’area del centro storico di Napoli già Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Escrivá realizza, tra l’altro, una piazza d’armi con alloggi per i militari, un fossato, e gallerie difensive sui livelli inferiori del forte. Il castello era, inoltre, dotato di macelleria, mulino, forno e due ampie cisterne in modo da assicurarne l’autonomia alimentare in caso di assedio.
Entriamo nel Castel Sant’Elmo
Al castello, preceduto dalla piccola chiesa di Nostra Signora del Pilar edificata nel Seicento, si accede tramite un ponte levatoio situato a 20 metri d’altezza sul fossato. Sul ponte si apre, poi, un portale monumentale sovrastato dallo stemma imperiale di Carlo V d’Asburgo e da un’iscrizione marmorea a ricordo del suo regno e del viceré Don Pedro de Toledo.
Oltre il portale, l’atrio è difeso da feritoie per permettere alle guardie di difendersi qualora fossero state sorprese prima di chiudere il ponte levatoio.
Si accede, quindi, alla grotta dell’Eremita e ad altri ampi locali affollati di cartelloni informativi, molto ben fatti, e monitor che trasmettono ciclicamente video sulle principali vicende storiche del castello.
Un ampio passaggio coperto conduce, infine, alla piazza d’armi, vero cuore pulsante dell’edificio.
Su di essa insistono la chiesa di Sant’Erasmo e quel che resta della Torre del Castellano oggi sede, tra l’altro, del Museo del Novecento. L’ampia piazza è racchiusa da mura terrazzate dalle quali è possibile ammirare uno splendido panorama sul golfo di Napoli e su tutta la città fino ai monti del Matese, in lontananza. Da non perdere è la veduta dal lato di nord ovest che affacciandosi sulla Certosa di San Martino spazia fino al Vesuvio e permette di cogliere nella sua interezza la lunga feritoia di Spaccanapoli che incide il centro storico.
Napoli e l’arte moderna: visita al Museo del Novecento
Prima di concludere la visita del complesso, non ci resta che compiere uno straordinario viaggio nel tempo addentrandoci nelle esuberanti collezioni del museo di arte moderna.
Inaugurato nel 2010 per documentare l’evoluzione artistica napoletana nell’arco temporale 1910-1980, raccoglie oltre 170 opere tra quadri, sculture ed installazioni, realizzate da artisti napoletani o comunque legati intimamente alla città . Tuttavia, grazie al concorso Un’opera per il Castello, promosso periodicamente dalla Direzione Regionale Musei Campania, il museo espande continuamente i suoi confini cronologici con le opere dei giovani artisti vincitori.
Il percorso di visita al museo è organizzato per sezioni e copre i principali movimenti dell’arte moderna dal futurismo al neorealismo. In particolare, vi sono sezioni dedicate, tra le altre, alla Secessione dei Ventitré, ai Circumvisionisti, al Gruppo ’58.
Oltre alle mostre permanenti, castel Sant’Elmo e Museo del Novecento sono spesso teatro di mostre temporanee, eventi artistici e concerti.
Leggende e fantasmi di Castel Sant’Elmo
Dopo tante informazioni, spero utili, non si può non accennare alle leggende e ai miti che avvolgono un luogo tanto ricco di storia e di fascino.
La prima leggenda riguarda la forma del castello e, in particolare, la sua forma a sei punte. Ne abbiamo già parlato illustrando le motivazioni razionali che ne sono alla base. Tuttavia non mancano le interpretazioni che la riconducono alla cabala e all’esoterismo con particolare riferimento all’esagramma di origine ebraica o Stella di David. Altri vi vedono un simbolo di equilibrio cosmico sempre di natura esoterica.
Ed eccoci ai fantasmi. Un castello tanto antico, per di più utilizzato come carcere per centinaia di anni, non ne può certo essere privo. Anzi, a sentire le leggende popolari ne sarebbe addirittura infestato. Si dice, infatti, che dalle segrete del castello si odano, di tanto in tanto, grida e lamenti strazianti. Sono i fantasmi delle persone lasciate morire vive divorate dai topi dopo essere state torture dalle guardie.
Infine, fate attenzione al fantasma della Pedamentina, la scalinata panoramica che scende dall’area del castello ai quartieri Spagnoli. E’ vestito di bianco ed ama spaventare proprio i visitatori del forte. Buona visita!
Tips e curiositÃ
- Il biglietto d’ingresso al Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento, oltre che presso la biglietteria fisica posta all’ingresso, è acquistabile anche online. Inoltre, se hai in programma di visitare altri monumenti del ricchissimo patrimonio regionale, valuta l’acquisto della tessera Artecard, pass turistico ufficiale della Regione, in uno dei suoi vari formati che ti farà risparmiare tempo e denaro;
- Dal 3 Aprile 2022, con l’attenuarsi dell’emergenza COVID, ritorna la possibilità di accedere gratuitamente ai musei statali nella prima domenica del mese. Controlla sempre sul sito ufficiale o chiama il contact center (+39 081 5587708) prima di organizzare il tuo viaggio;
Per approfondire
Istituto Italiano dei Castelli – Castel Sant’Elmo (sito web)
Luglio 1547. Napoli insorge contro l’ inquisizione spagnola (sito web)