Cosa è Caserta Vecchia
Caserta Vecchia (anche Casertavecchia) è una frazione di Caserta situata sul monte Virgo, parte dei monti Tifatini. Dista circa 10 chilometri dal centro ad un’altezza di 400 mslm. È un borgo medievale preesistente all’attuale Caserta che è, invece, di origini settecentesche. Dal 1960 fa parte dei Monumenti Nazionali Italiani, una lista di luoghi ed edifici che testimoniano la storia d’Italia. Grazie a ciò, il borgo è riuscito ad andare oltre lo stato di abbandono e degrado nel quale era caduto a seguito dello spostamento a valle del Vescovado avvenuto nel 1842 e a recuperare l’antica bellezza. Oggi è sede anche di numerosi eventi che vi si tengono specialmente in estate. Il più importante tra questi è sicuramente il festival “Settembre al borgo”. Si ripete da oltre 50 anni e offre un ricco cartellone di eventi, in prevalenza gratuiti, che spaziano dal teatro, alla musica, alla letteratura.
Nelle afose notti d’estate Casertavecchia offre anche un po’ di refrigerio con aria sicuramente più fresca rispetto alla sottostante Caserta.
Cosa vedere a Caserta Vecchia
Il borgo di Caserta Vecchia è un piccolo gioiello che conserva, quasi inalterato, l’aspetto medievale originario. A prescindere da specifici luoghi di interesse sparsi qua e la tra vicoli sinuosi e piazzette inaspettate, è il borgo in quanto tale a meritare una visita con le sue case in pietra e tufo e gli scorci suggestivi. Oltre a ciò, il borgo offre comunque vari luoghi di interesse:
- La Cattedrale di San Michele Arcangelo
- La chiesa dell’Annunziata.
- I resti del castello e la Torre dei Falchi
- La cappella di San Rocco
Vicoli, piazze e case del borgo
Come detto, il primo luogo di interesse è il borgo stesso. Conservando l’originario aspetto medievale, Casertavecchia offre l’opportunità di un rilassato viaggio nel tempo. Tra i sinuosi vicoli acciottolati si aprono scorci che cambiano ad ogni passo e invitano il visitatore ad addentrarsi tra gli edifici.
Passeggia lentamente e senza paura di perderti. Il borgo è piccolo e tutte le stradine in salita conducono bene o male in piazza del Vescovado, la piazza principale del borgo. Mentre passeggi fai attenzione ai portali che adornano l’ingresso di molte abitazioni, alcuni dei quali recano inciso il nome di precedenti proprietari. Inoltre, ti capiterà di imbatterti in fioriere e oggetti riciclati che, portati a nuova vita, donano un tocco di allegria agli austeri vicoli del borgo.
Se ne hai la possibilità, organizza la tua visita nelle ore serali poco prima del tramonto (all’alba si ripete la stessa situazione ma è più scomodo!). Avrai così la possibilità di assaporare Caserta Vecchia in tre distinte atmosfere. Prima l’ora dorata, quel particolare momento del giorno quando, poco prima del calare del sole e per circa un’ora, la luce assume intensi colori caldi e dorati. Poi, per pochi minuti, tutto si tinge di blu. Infine, trascorso questo momento magico e accesi i lampioni, i riflessi luminosi sulla pietra lucida permeano l’atmosfera di mistero e magia.
Piazza del Vescovado a Casertavecchia
È la piazza principale ed uno dei luoghi più suggestivi del borgo. Ospita la splendida Cattedrale di San Michele Arcangelo, in stile siculo-normanno, e la torre campanaria. Quest’ultima, sorretta da un grande arcone ogivale, si eleva sulla via principale di Caserta Vecchia che vi passa sotto. La torre, che dall’alto dei sui 32 metri domina la piazza, presenta un’insolita cella campanaria ottagonale con torrette cilindriche e poggia su due piani di bifore e un primo livello decorato ad archetti incrociati ciechi.
Completano la piazza l’ex palazzo vescovile, sul lato destro guardando la cattedrale, l’ex palazzo del seminario, di fronte alla cattedrale, e la canonica sul lato sinistro. Tutti gli edifici, realizzati tra il XII e il XVII secolo, conservano bene il loro aspetto originario anche se il palazzo vescovile e il seminario oggi ospitano attività commerciali. La canonica, invece, è ancora destinata ad ospitare il parroco e, originariamente, serviva per collegare direttamente il seminario alla cattedrale. Oltre il portone dell’edificio si intravede una croce in ferro battuto in stile longobardo realizzata, però, solo nel 1953 in commemorazione del 700° anniversario della consacrazione della Cattedrale al culto di San Michele Arcangelo.
La Cattedrale di San Michele Arcangelo
La costruzione della cattedrale iniziò nel 1113 e fu completata nel 1153, come indicato da un’iscrizione sull’architrave. Tuttavia, non sono mancati interventi successivi, specie in epoca barocca (XVI e XVII secolo). Presenta una ricchezza di stili architettonici che vanno dal siculo-normanno al romanico al gotico per arrivare ad influenze dello stile benedettino di Montecassino. La facciata esterna, nella quale già si intravede la struttura a tre navate, è realizzata in tufo lavico ed è decorata con motivi floreali e animali tipici del medioevo.
All’interno troviamo una pianta a tre navate, con la navata centrale coperta da capriate che si estende per 46 metri di profondità. È affiancata da 18 colonne in marmo, provenienti da un tempio romano, sormontate da capitelli corinzi, un solo capitello jonico tra essi, e archi a tutto sesto.
Dietro queste colonne, si cela una leggenda misteriosa. Pare, infatti, che sarebbero state trasportate in cima al borgo dalle fate dei monti Tifatini, che le avrebbero caricate sulle spalle e portate fino alla cima.
Altro elemento di pregio è il pulpito, realizzato nel XVII secolo utilizzando frammenti di mosaici duecenteschi. La struttura è sostenuta da cinque colonnine in due delle quali sono scolpite le figure di Geremia e di un Ebreo morso dal serpente.
Oltre il pulpito si apre il transetto a tre absidi, aggiunto nel XIII secolo. È coperto da volte a crociera e un’ampia cupola ottagonale sul presbiterio e ospita due sepolcri trecenteschi, uno per lato.
Presta, inoltre, attenzione all’acquasantiera all’ingresso, ricavata da un capitello corinzio del IV secolo, e alle numerose lastre tombali medievali e rinascimentali.
Sul lato sinistro, poco oltre l’ingresso, si apre una piccola cappella rinascimentale che conserva ancora frammenti degli affreschi originari. Ad eccezione di una Vergine col Bambino risalente al XV secolo, visibile alla fine della navata di destra poco prima del transetto, sono gli unici superstiti alla sostituzione decorativa avvenuta in età barocca a sua volta rimossa nel XX secolo.
Da piazza del Vescovado e dal Castello si può, infine, ammirare il tiburio, struttura architettonica che racchiude la cupola. Di chiari influssi siculo-normanni presenta una struttura ottagonale decorata con due piani di archi ciechi intrecciati, caratterizzati dall’alternanza di pietre gialle e grigio cenere.
Sul lato sinistro della cattedrale, sempre dall’esterno, si nota anche un’altra originale struttura di forma conica a gradoni, simile a una cupola. È la copertura della cappella rinascimentale che hai già visto all’interno.
La chiesa è aperta tutti i giorni. Nel periodo invernale, dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 18. Nel periodo estivo, dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 22.30.
Per informazioni aggiornate si può telefonare ai numeri +39 0823 322493 e +39 0823 37131 o mandare un’email all’indirizzo info@parrocchiacattedralecaserta.org. L’ingresso è gratuito.
La Chiesa dell’Annunziata
Superata piazza del Vescovado, procedendo sotto la torre campanaria in direzione del Castello, pochi metri ti separano dalla Chiesa dell’Annunziata.
Si tratta di una piccola chiesa medievale in tufo e pietra, risalente al XIII secolo, in stile gotico anche se non mancano successivi elementi barocchi come il portale d’accesso. Come la vicina cattedrale di San Michele Arcangelo, ha un suo campanile, in quattro livelli, ben visibile dalla stradina che conduce al Castello. Per apprezzare la facciata, caratterizzata da un atrio porticato inserito in un arco sormontato da tre monofore e un piccolo rosone, devi, invece, addentrarti qualche metro nel vicoletto di fronte all’ingresso.
L’interno, a navata unica con copertura a capriate, è oggi quasi privo di decorazioni distrutte da un incendio nel 1903, da un successivo crollo nel 1934 e dal restauro del 1954 che ha portato la chiesa all’aspetto attuale. Il presbiterio, separato dalla navata da un arco gotico, è invece coperto da una volta a crociera sempre in stile gotico.
Caratteristica importante della chiesa fu la sua committenza, probabilmente di origine laica e legata all’intera comunità costituita in Universitas, una forma di organizzazione comunale ante litteram risalente addirittura ai Longobardi. Questo spiga perché alla chiesa erano attribuite funzioni sociali cui assolveva sia direttamente, ad esempio vi si tenevano i matrimoni delle persone più povere, sia attraverso l’ospedale ad essa annesso (l’edificio subito dopo il campanile caratterizzato da una piccola nicchia con i resti di un affresco raffigurante l’Annunziata) poi soppresso da Ferdinando IV di Borbone nel 1776.
L’ingresso è gratuito.
I resti del Castello e la Torre dei Falchi
Superata la chiesa dell’Annunziata, prosegui su via della Pineta. Da qui, poco prima dell’arco che delimita l’accesso al borgo, trovi alla tua sinistra un’apertura nel muro di contenimento e in essa una stretta scalinata che in breve ti conduce ai ruderi del Castello.
Costruito intorno al 861 dai Conti Longobardi di Capua sorse a guardia del borgo, sul punto più alto del colle, e fungeva da sentinella sulla pianura e sulle valli del Monte Virgo.
Sebbene oggi versi in stato di rudere, se ne può ancora apprezzare la distribuzione planimetrica irregolare, approssimativamente ellittica, del primo castello.
Successivamente fu ampliato e fortificato dai Normanni, prima, e dagli Svevi, poi.
In particolare, nel periodo Svevo fu commissionata la completa ristrutturazione del complesso e la costruzione del grandioso mastio circolare noto come Torre dei Falchi.
Con un’altezza di circa 30 metri e un diametro di 19,14 metri, la torre è una delle più grandi d’Europa, seconda per diametro solo alla torre della cinta urbana di Aigues Mortes in Provenza.
È articolata su tre livelli voltati, ma solo il primo era accessibile dall’esterno tramite un ponte levatoio collegato al vicino castello. La sala superiore, destinata al nobile, comunicava con quella d’ingresso, destinata alla servitù, attraverso una scala in pietra incorporata nella muratura. Il vano inferiore, invece, era accessibile solo tramite una botola ed era destinato alla conservazione dei viveri.
Oggi la struttura non è accessibile al pubblico sebbene in estate vi si tengano diversi eventi. Tuttavia, quando i cancelli sono aperti, è possibile passeggiare gratuitamente nel cortile dell’area del castello, godendo del fascino e del mistero che vi aleggia.
La cappella di San Rocco
Dopo la visita ai resti del Castello, puoi ritornare su via della Pineta percorrendo il breve tratto sterrato che parte dalla base della Torre dei Falchi. Ritornato sul tratto asfaltato e finita la discesa ti ritroverai dove probabilmente hai parcheggiato e dove, poco più avanti, si trova l’ultima tappa della visita al borgo di Caserta Vecchia. Si tratta della piccola cappella dedicata al culto di San Rocco, protettore dalla peste e dalle altre malattie.
La cappella, risalente al XVII secolo, è caratterizzata da un piccolo portico esterno sul lato destro e da un campanile alto circa 8 metri. Sulla porta d’ingresso, in una nicchia, si intravedono i resti di un affresco della Madonna col Bambino. All’interno, purtroppo in cattivo stato di conservazione, altri affreschi risalenti al XVII secolo.
L’ingresso è gratuito.
Caserta Vecchia, cenni storici
Ora che hai un’idea di cosa possa offrirti il borgo, ti do qualche cenno storico giusto per capire meglio da dove viene quello che puoi vedere oggi.
L’esistenza di un nucleo urbano denominato Casa Hirta, cioè villaggio posto in alto, dove oggi si trova Caserta Vecchia è attestata in modo certo già nel 861 nell’ Historia Langobardorum Beneventanorum di Erchemperto, monaco benedettino e storico longobardo vissuto a cavallo tra IX e X secolo. Tuttavia, pare che le origini possano essere fatte risalire all’epoca Romana quando nella zona doveva esistere un pago, cioè una circoscrizione amministrativa rurale gravitante attorno ad un luogo di culto pagano.
Sul finire dell’ottocento, sempre in epoca Longobarda, la città entra nell’orbita dei Conti di Capua che se la contendono a suon di congiure familiari.
Nel frattempo, le incursioni saracene nelle sottostanti pianure spingono gli abitanti e il clero delle stesse a trovare rifugio sicuro a Casertavecchia per la quale inizia un periodo di sviluppo demografico ed economico. Tra i nuovi abitanti vi sono, sopratutto quelli della scomparsa città di Calatia, di origine etrusca poi sannitica e romana, situata lungo la via Appia nell’attuale territorio del comune di Maddaloni.
Nel 1062 inizia la dominazione Normanna, che porta il borgo al massimo livello di splendore con la costruzione dell’attuale duomo dedicato a san Michele Arcangelo.
Successivamente, seguendo un destino comune a Napoli e a buona parte del sud d’Italia, il borgo passa sotto la dominazione Sveva, con Riccardo di Lauro (1232-1266), che aumentò l’importanza del borgo anche dal punto di vista politico.
Nel 1442 arrivano gli aragonesi che avviano una lunga e progressiva decadenza non interrotta neanche dal successivo avvento dei Borbone. Anzi, è proprio sotto questi ultimi che Casertavecchia subisce i colpi più decisivi del suo declino. Nel 1776 viene chiuso l’ospedale dell’Annunziata per volere di Ferdinando IV e nel 1842, con decreto di Papa Gregorio XVI, vescovado e seminario vengono trasferiti a valle.
Arriviamo così a metà del secolo scorso. Caserta Vecchia langue nel degrado e nell’abbandono quando, nel 1960, viene inserita nella lista dei Monumenti Nazionali Italiani, istituita con una legge del 1866 che attribuisce al Governo l’obbligo di conservarli.
Inizia così un nuovo capitolo della storia del borgo che, seppur solo da un punto di vista estetico, lentamente recupera buona parte dell’antico splendore.
Fantasmi e Spiritelli a Caserta Vecchia
Come ogni borgo medievale che si rispetti anche Caserta Vecchia vanta diverse presenze soprannaturali.
La prima di queste è il fantasma della Contessa Siffridina. La Contessa, moglie di Tommaso di Lauro Conte di Caserta, era la madre di Riccardo Sanseverino che sposò la figlia di Federico II di Svevia, Violante.
Dopo la morte di Riccardo, suo figlio Corradello fu persuaso dalla nonna Siffridina a ribellarsi ai francesi e ad appoggiare Corradino di Svevia. Tuttavia, sconfitto quest’ultimo da Carlo d’Angiò nella battaglia di Tagliacozzo resa famosa da Dante Alighieri, la contessa fu arrestata e condannata al carcere a vita nel Castello Svevo di Trani. Qui morì a 80 anni alimentata solo a pane e acqua. Sebbene il suo corpo sia rimasto lì, pare che il suo spirito abbia fatto ritorno nell’amata Casertavecchia dove vaga tra il duomo e il castello nelle notti d’inverno, emettendo lugubri lamenti.
L’altra presenza soprannaturale si deve ai Mazzamaurielli che non sono esclusivi di Caserta Vecchia. Sono creature fantastiche della tradizione folclorico-fiabesca comune, con varie denominazioni, a molte regioni Italiane e persino Europee.
Il mazzamauriello ha l’abitudine di battere contro le pareti di casa per farsi notare. Da questa sua caratteristica deriva il nome, combinazione di mazza (colpo) e murello (mura). Quindi, se soggiorni a Caserta Vecchia, non spaventarti se senti rumori insoliti in casa. Anzi, nella tradizione popolare la presenza di un mazzamauriello è un segno di buona sorte. Può segnalare la vicinanza a un tesoro o, più comunemente, è considerato un messaggero tra il mondo ordinario e il mondo incantato.
A questa tradizione è legato un oggetto dell’artigianato locale, lo Spiritello di Casertavecchia. Si tratta di un colorato vasetto in terracotta con un folletto dipinto sulla parte superiore, forse proprio il mazzamauriello, cui è attribuito il potere di portare fortuna.
La storia degli spiritelli è legata a Ursula, una donna tedesca innamorata del borgo di Caserta Vecchia che negli anni 70 decise di trasferirsi qui. Acquistò i ruderi di una casetta, originariamente la chiesa di San Pietro del XV secolo, che trasformò nella Casa delle Bifore, così chiamata per le due finestre a bifora sulla facciata. Conclusi i lavori di restauro vi aprì un laboratorio dove iniziò a realizzare i vasetti. Fu, però, una sua amica sensitiva che li ribattezzò spiritelli avvertendo la presenza di anime benevole nella casa di Ursula.
Se sei curioso di vedere da vicino la Casa delle Bifore, dove sono nati gli spiritelli, puoi proseguire su via Annunziata con la Cattedrale alle spalle e dopo pochi metri, quando la strada cambia nome in via San Michele Arcangelo e la discesa si fa più ripida, te la troverai sulla sinistra.
Tips e curiosità
- A Casertavecchia sono state girate diverse scene del film “Il Decameron” del 1971 e, in particolare, le scene della novella “Andreuccio da Perugia”. Il film, ispirato all’omonima opera di Giovanni Boccaccio, è stato scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini;
- Più recentemente, sono stati girati qui anche diversi episodi della serie TV “L’amica geniale” tratta dall’omonima serie di romanzi di Elena Ferrante. La serie, trasmessa in Italia dalla RAI, ha avuto un enorme successo ed è stata tradotta e distribuita anche all’estero;
- Sull’ultimo livello di bifore della torre campanaria della Cattedrale, sul lato ovest che affaccia proprio su piazza Vescovado, si può vedere la scultura di un volto umano che ha, sorprendentemente, le fattezze di Benito Mussolini. Il fatto è sorprendente se si considera che la torre fu completata nel XIII secolo;
- Ti ho già detto che i 18 capitelli all’interno della Cattedrale sono tutti in stile dorico tranne uno che è in stile jonico. Riesci a trovarlo?
Per approfondire
- Casertavecchia TRG (video);
- Casertavecchia – Camper RAI (video);
- Duomo di Casertavecchia (video);
- Caserta Vecchia walking tour (video);
- Casertavecchia – borgo medievale (video);