Cosa è l’Acquedotto Carolino
L’acquedotto e la Reggia di Caserta
L’Acquedotto Carolino, straordinaria opera d’ingegneria del XVIII secolo, è legato indissolubilmente alla bellezza della Reggia di Caserta. Progettato dall’architetto Luigi Vanvitelli per volere di re Carlo di Borbone, questo acquedotto aveva il compito di portare acqua al Parco Reale della Reggia. I lavori, iniziati nel 1753, durarono 17 anni e comportarono una spesa paragonabile a oltre 150 milioni di euro attuali. L’acquedotto fu inaugurato ufficialmente nel 1762 e completato nel 1770.
Partendo dalle sorgenti del Fizzo, ai piedi del Monte Taburno a 243 metri di altitudine, l’acqua percorre 38 chilometri, attraversando i territori di Benevento e Caserta fino ad arrivare alla Reggia, dove alimenta la cascata monumentale e il complesso sistema di fontane del Parco. Riconosciuto Patrimonio UNESCO nel 1997, l’Acquedotto Carolino è oggi simbolo dell’avanzato ingegno e abilità costruttiva del Regno di Napoli.
Qualche dato sulla struttura dell’acquedotto
L’Acquedotto Carolino si estende per 38 chilometri con un imponente condotto largo 1,2 metri e alto 1,3 metri, intervallato da 67 torrini quadrati con coperture piramidali usati per sfiato e ispezione. La sua pendenza, calibrata con estrema precisione (0,5 millimetri per metro), permette all’acqua di fluire ininterrottamente dalle sorgenti del Fizzo fino alla Reggia di Caserta.
Per costruire le condotte, Vanvitelli fece realizzare otto ferriere in Calabria, lungo la fiumara Assi. Sebbene l’acquedotto sia perlopiù interrato, in alcuni tratti emerge sostenuto da tre ponti-canale: il Ponte Carlo III a Moiano, il Ponte della Valle a Durazzano e i celebri Ponti della Valle a Valle di Maddaloni, una struttura monumentale riconosciuta a livello europeo come icona dell’ingegneria dell’epoca.
Le diramazioni dell’acquedotto
L’Acquedotto Carolino non era solo il cuore idrico della Reggia di Caserta, ma anche una risorsa vitale per tanti centri vicini. Le sue acque alimentavano il parco e le magnifiche fontane della Reggia, così come le storiche filande di San Leucio e la Reale Delizia di Carditello.
A San Leucio, l’acqua faceva funzionare il “rotone ad acqua” della filanda Belvedere, creata da Ferdinando IV per la lavorazione della seta. È ancora possibile vedere la cisterna progettata per distribuire l’acqua dell’acquedotto e azionare i macchinari.
Un altro ramo dell’acquedotto partiva dalla Fontana dei Delfini, attraversava il Bosco Vecchio della Reggia e raggiungeva il Real Sito di Carditello, fornendo energia idraulica a mulini e opifici lungo il percorso.
Infine, un progetto ambizioso prevedeva persino di estendere l’acquedotto fino a Napoli: a questo scopo, fu creato il “Tronco di San Benedetto“, che portava l’acqua dal Parco Reale fino all’Acquedotto Carmignano, per farla giungere alla città.
Cosa vedere dell’Acquedotto Carolino
L’Acquedotto Carolino è un capolavoro d’ingegneria idraulica che, fin dalla sua costruzione, ha affascinato l’Europa e, sorprendentemente, è ancora in funzione oggi. Ma non aspettarti un monumento classico: qui la funzionalità domina sull’estetica. Molti elementi strutturali come torrini, condutture e ponti non sono accessibili al pubblico, se non in rare occasioni speciali. Tuttavia, esistono diversi punti da cui poter ammirare alcuni dettagli architettonici suggestivi, come i maestosi Ponti della Valle, oppure seguire il percorso delle condutture interrate che emergono nei torrini d’ispezione.
Ecco una guida ai punti di accesso principali all’acquedotto: tutti gratuiti e aperti al pubblico, offrono uno sguardo alternativo sul passato borbonico della regione.
Ponti della valle
I Ponti della Valle sono una delle meraviglie ingegneristiche più impressionanti del XVIII secolo. Questo monumentale viadotto, progettato da Luigi Vanvitelli, venne costruito per portare l’acqua dalle sorgenti beneventane fino alla Reggia di Caserta, attraversando la Valle di Maddaloni e collegando il monte Longano (lato beneventano) al monte Garzano (lato casertano). Con i suoi 529 metri di lunghezza e un’altezza che raggiunge i 55,80 metri, l’opera si ispira agli antichi acquedotti romani, con una struttura a tre ordini di arcate sostenuta da 44 piloni a pianta quadrata. Al suo interno, i passaggi formano gallerie luminose che facilitano il controllo del sistema idrico.
Quando fu completato, questo viadotto era il ponte più lungo d’Europa e ha saputo resistere a tre terremoti, testimoniando la solidità della sua costruzione. Sull’estremità beneventana, troverai una stazione idrometrica per monitorare la portata dell’acqua e uno spiazzo da cui osservare il camminamento superiore dei Ponti, delimitato da spalliere e largo quasi due metri, che si estende fino al monte Garzano. Vicino a questo punto si trovano anche i resti di un vecchio mulino, nato come ferriera e trasformato in una centrale idroelettrica che forniva luce a Caserta. Da qui parte un percorso ciclopedonale, punteggiato dai torrini di ispezione, che segue il tracciato dell’acquedotto.
Alla base del ponte, sul versante del monte Longano, si trova un monumento-ossario del 1899, in memoria dei caduti della battaglia del Volturno. Salendo sul monte Garzano, puoi ammirare l’arcata con le lapidi commemorative dell’acquedotto e goderti splendidi punti panoramici. Infine, i Ponti sono visibili in tutta la loro imponenza anche da diversi punti di Valle di Maddaloni, per un colpo d’occhio che lascia davvero senza fiato.
Il Ponte Carlo III
Il Ponte Carlo III, noto anche come Ponte Nuovo, è il primo dei tre ponti costruiti lungo l’Acquedotto Carolino. Situato tra i comuni di Moiano, Airola e Bucciano, sul fiume Isclero, questo ponte in conci di tufo e pietra calcarea si estende per circa 130 metri e raggiunge un’altezza massima di 6 metri, con quattro archi bugnati.
Progettato per mantenere un flusso costante d’acqua, il ponte non ha un vero camminamento superiore; il piano di calpestio è l’estradosso della volta in pietra, senza sponde laterali. Due lapidi commemorative dedicate a Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia segnano l’inizio dei lavori dell’acquedotto nel 1753, un evento celebrato con la visita reale.
Circondato da una vegetazione lussureggiante, il ponte è parzialmente nascosto e si raggiunge attraversando un campo privato. Nonostante ciò, una visita a questa straordinaria opera di ingegneria, progettata da Luigi Vanvitelli, è un’esperienza che arricchisce la conoscenza dell’acquedotto.
Il Ponte della valle di Durazzano
Il Ponte della Valle di Durazzano, noto anche come Ponte Tagliola, è il secondo dei tre ponti dell’Acquedotto Carolino e si trova nel comune di Durazzano. Questa affascinante struttura attraversa una gola profonda, scavata nel tufo giallo, risalente ad antica attività vulcanica. Con una lunghezza di 60 metri, il ponte collega la strada provinciale “Durazzano – Sant’Agata de’ Goti” alle pendici del monte Longano, superando con grazia il torrente Martorana.
Inaugurato il 30 aprile 1760 durante il regno di Ferdinando IV, il ponte si distingue per i suoi quattro archi a tutto sesto sostenuti da contrafforti di diverse altezze, con l’arco principale che svetta a 16 metri sopra il torrente. Anche se non porta una dedica ufficiale a Ferdinando IV, a causa dell’opposizione del ministro Bernardo Tanucci, rimane un omaggio alla genialità di Luigi Vanvitelli.
Accanto al ponte si trova il Torrino 28, costruito per la “mostra dell’acqua” nel 1762. Vanvitelli ideò anche uno scaricatore per deviare l’acqua nel torrente Martorana, mantenendo asciutto il condotto verso Caserta per facilitare i lavori.
Circondato da vegetazione lussureggiante, il ponte è parzialmente nascosto, ma il camminamento superiore, sicuro e ben delimitato, è facilmente percorribile. Puoi raggiungerlo comodamente dalla strada provinciale 33, dove il ponte si interseca alla strada.
Sorgenti del Fizzo
Durante la progettazione dell’Acquedotto Carolino, Luigi Vanvitelli aveva un sogno ambizioso: trovare una fonte d’acqua capace di alimentare non solo la Reggia di Caserta, ma anche un ampio sistema idrico. Seguendo le tracce dell’antico acquedotto romano Aqua Iulia, che un tempo riforniva Capua, scoprì la sorgente ideale nei terreni del Duca di Airola, sul Monte Taburno, precisamente nella località Fizzo.
Il valore strategico di queste risorse portò re Carlo di Borbone a elevare Airola al rango di città il 2 agosto 1754, in riconoscimento dello sfruttamento delle sorgenti di Bucciano. Le acque furono raccolte in due collettori, Carcarella e Ficucella, e incanalate in un condotto unico verso la Reggia di Caserta.
Proprio all’inizio dell’acquedotto si trova il primo dei 67 torrini, progettati per ispezionare e ventilare il condotto sotterraneo. Vicino alle sorgenti, fu anche costruito un mulino ad acqua, simbolo dell’importanza economica e tecnica di quest’opera straordinaria.
Sebbene le sorgenti, protette da mura, non siano aperte al pubblico, la storia che le circonda rappresenta un affascinante viaggio nella grande impresa borbonica.
Percorsi ciclopedonali
Nel 2021, sono stati stanziati fondi pubblici per la creazione di una pista ciclopedonale lungo la “via dell’acqua tracciata dall’Acquedotto Carolino”, ma purtroppo al momento restano solo pochi tratti percorribili, alcune tettoie di legno abbandonate e cartelli informativi. Uno dei tratti più suggestivi, immerso in boschi di castagno, è quello che parte ai piedi dei Ponti della Valle e arriva al torrino 41. Cinque chilometri asfaltati e quasi interamente pianeggianti, a parte il primo breve tratto di ascesa verso il camminamento dei Ponti, lungo le pendici del monte Longano alla scoperta di paesaggi suggestivi. Scopri tu quali altri tratti puoi percorrere.