La Reggia di Caserta, magnificenza di un regno
Un senso di stupore e meraviglia non può non invadere il visitatore che si trovi davanti a questo maestoso ed elegante palazzo settecentesco in stile tardo Barocco, la Reggia di Caserta. 247 metri di larghezza per 190 di lunghezza e un’altezza di 41 metri che, articolati in 5 piani più un piano interrato, lo rendono l’edificio più alto a Caserta. Tutto ciò crea una superficie totale di 47.000 metri quadrati. E ancora, 1.200 stanze, 34 scale interne, 1.742 finestre, 4 cortili, un teatro, una cappella a cui si aggiungono 120 ettari di parco per una lunghezza di quasi 3 chilometri.
Numeri impressionanti che ne hanno fatto, nel 2019, l’ottavo museo più visitato d’Italia con oltre 720.000 visitatori.
E meraviglia è, senza dubbio, la sensazione che Carlo di Borbone, ideatore ed iniziatore del progetto, voleva suscitare anche nel visitatore dell’epoca. La costruzione del palazzo, iniziata il 20 gennaio 1752, nasce, però, da un’esigenza di sicurezza. Il Re e la sua corte volevano, infatti, trovare una sede più sicura rispetto al palazzo reale di Napoli, troppo vicino al Vesuvio e al mare e quindi facilmente attaccabile da navi malintenzionate come avvenne nel 1742 ad opera della Marina Britannica.
Breve storia della costruzione
Il Palazzo avrebbe dovuto essere autosufficiente e seme fecondatore di un nuovo nucleo urbano, l’attuale Caserta che all’epoca era solo un villaggio chiamato La Torre. Ovviamente il nuovo palazzo avrebbe dovuto anche riflettere lo splendore del regno Borbonico in competizione con le più importanti corti Europee. Nasce così il mito del confronto con la Reggia di Versailles voluta da Luigi XIV, anch’egli appartenente alla casata dei Borbone, e sede della monarchia Francese dal 1682 al 1789. Tuttavia, quest’ultima è più grande con una superficie di oltre 63.000 metri quadrati e un parco di ben 815 ettari. Anche gli stili architettonici sono, ovviamente, differenti.
Come detto, la posa della prima pietra avvenne il 20 gennaio del 1752 e la scena è affrescata nella volta della sala del trono all’interno del palazzo stesso. I lavori durarono quasi cento anni per concludersi solo nel 1845 anche se il palazzo iniziò ad essere abitato fin dal 1789. Vi lavorarono vari architetti ma i più importanti furono, senza dubbio, Luigi Vanvitelli, chiamato direttamente dal Re, e suo figlio Carlo che gli succedette alla morte avvenuta nel 1773. Le difficoltà economiche e le vicende politiche che si svilupparono in questo lasso di tempo incisero sulla realizzazione finale. In particolare, rispetto al progetto originale, vennero eliminate le torri angolari e la cupola centrale.
La Reggia di Caserta è Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997 con l’Acquedotto Carolino e il Belvedere di San Leucio e, nel 2019, è stata visitata da quasi 850.000 visitatori classificandosi all’ottavo posto tra i musei più visitati d’Italia.
Varchiamo la soglia e iniziamo la visita del Palazzo
Dopo qualche cenno storico, siamo ora pronti ad iniziare la visita del Palazzo. Prima di entrare, soffermiamoci un attimo ad ammirare l’immensa facciata dall’antistante piazza Carlo di Borbone. In stile Barocco, con 245 finestre disposte su 5 piani, di cui il terzo è il piano nobile, e tre ampi ingressi è senza dubbio maestosa eppure leggera ed elegante. Avvicinandoci all’ingresso principale si può percepire la forte spinta prospettica che dalla galleria centrale, detta il Cannocchiale, ci proietta fino alla cascata in fondo al parco, ad una distanza di quasi tre chilometri. Percorriamo la galleria centrale, strutturata in tre navate, e raggiungiamo il vestibolo ottagonale posto giusto al centro della costruzione, all’intersezione dei quattro cortili interni. Da uno di questi si accede al Teatro di Corte.
Il Teatro di Corte della Reggia di Caserta
Iniziamo la visita del Palazzo dal Teatro di Corte considerato che ha orari di accesso molto limitati. Inizialmente non previsto dal progetto originale, la sua costruzione iniziò tre anni dopo la posa della prima pietra per essere inaugurato già nel 1769. E’ l’unica parte ad essere interamente realizzata sotto la supervisione di Luigi Vanvitelli. Lo stile è Barocco riccamente decorato e ricalca, nelle linee essenziali, il teatro San Carlo di Napoli. In particolare, presenta la rivoluzionaria struttura a ferro di cavallo che, adottata per la prima volta proprio al San Carlo, divenne ben presto il nuovo standard costruttivo per i teatri di tutto il mondo.
Ha una capienza complessiva di 450 posti, 41 palchetti disposti su 5 piani e un ampio palco Reale sormontato da una grande corona dorata. Ogni palco è decorato in modo differente rispetto a quelli adiacenti ma è uguale a quello corrispondente sul lato opposto. Altro elemento di pregio è la volta suddivisa in spicchi affrescati da dodici costoloni convergenti verso un affresco centrale raffigurante Apollo che schiaccia il serpente. Un’ultima curiosità, prima di continuare la visita del palazzo. Il fondale del palcoscenico era apribile in modo da avere il Parco come sfondo suggestivo.
Lo Scalone d’Onore e la Cappella Palatina
Usciti dal teatro, ritorniamo al vestibolo centrale. Da qui si diparte, sul lato destro, lo splendido Scalone d’Onore. Composto da 116 gradoni in marmo di Carrara, copre un dislivello di 32 metri. Il primo tratto è composto da un’unica rampa centrale che si divide in due rampe laterali dal pianerottolo intermedio. L’intero ambiente è decorato da marmi policromi e sormontato da una cupola affrescata che rappresenta la Reggia di Apollo e prevede uno spazio per ospitare l’orchestra che all’epoca accoglieva i Reali.
Iniziamo la salita verso il vestibolo superiore. Ad accoglierci sul pianerottolo due leoni in marmo a raffigurare la Forza della Ragione e delle Armi e, in tre nicchie ricavate nella parete di fondo, le grandi statue in gesso simbolo della Maestà Regia, al centro, del Merito, a sinistra, e della Verità, a destra.
Continuiamo, quindi, l’ascesa per una delle rampe laterali fino a giungere nel vestibolo superiore. Di pianta ottagonale, come quello già incontrato nella galleria sottostante, e contornato da un portico, costituisce l’ingresso trionfale agli appartamenti Reali, sul lato sinistro, e alla Cappella Palatina posta proprio di fronte alle rampe dello scalone.
Quest’ultima è ispirata alla Cappella presente a Versailles ma fu, comunque, reinterpretata da Luigi Vanvitelli in chiave neoclassica. Subì gravi danni durante i bombardamenti Americani del 1943 e non tutto è stato ripristinato nei successivi lavori di restauro quale monito a futura memoria.
Gli appartamenti Reali della Reggia di Caserta
Usciamo dalla Cappella ed iniziamo la visita degli appartamenti Reali. Ovviamente, qui tutto è sfarzo e grandezza. Attraversate le prime due sale riservate alle Guardie del Re, ci ritroviamo giusto al centro della facciata, nella sala detta di Alessandro per via dell’affresco a soffitto che ritrae le nozze di Alessandro Magno e Rossane. Questa sala è stata più volte modificata nel corso degli anni e durante il regno di Giacchino Murat (1805-1815) divenne la sala del Trono. Questi vi fece rappresentare le sue imprese in una serie di bassorilievi poi rimossi all’atto della restaurazione Borbonica.
Sale di Rappresentanza e sala del Trono
Dalla sala di Alessandro il percorso di visita ci porta sul lato destro, quarto di sud-ovest, dove incontriamo due sale di Rappresentanza interamente realizzate durate l’epoca Murattiana e, a seguire, la maestosa sala del Trono in stile Impero. E’ lunga 35 metri e ospita nella volta un’affresco raffigurante la posa della prima pietra della Reggia stessa. Inoltre, doveva essere illuminata da 10 grandi lampadari poi scomparsi. La realizzazione della sala, che è la più vasta dell’edificio, avvenne solo nel 1845 in occasione del Congresso degli Scienziati che si tenne a Napoli in quell’anno.
Proseguendo la visita di quest’ala della Reggia di Caserta, seguono un’altro paio di sale di Rappresentanza una delle quali, detta sala del Consiglio, ospitava le sedute del Consiglio di Stato.
Appartamento Murattiano
L’ultima parte del quarto di sud-ovest, che nel progetto originario avrebbe dovuto ospitare l’appartamento del Re oltre alle stanze di Rappresentanza, fu destinato ad ospitare Gioacchino Murat durante le sue permanenze a Palazzo. Gli ambienti sono in stile neoclassico e qua e la affiorano affreschi e decorazioni inneggianti proprio al Murat e sopravvissuti alla restaurazione Borbonica. Parte degli arredi provengono dalla Reggia di Portici.
Alla fine del percorso di visita di quest’ala del Palazzo, quasi sconfinando nel quarto di nord ovest dedicato ad ospitare l’appartamento della Regina, incontriamo una piccola Cappella, detta oratorio di Pio IX poiché fu dedicata proprio a Papa Pio IX in occasione di una sua visita alla Reggia nel 1850. Seguono un altro paio di sale nelle quali si possono osservare oggetti a tema musicale, modellini di giostre e due culle appartenute ai Savoia.
Appartamento Vecchio
Tornati alla sala di Alessandro, addentriamoci, adesso, nell’ala di sud est. Quest’ala, insieme al quarto di nord est, avrebbe dovuto ospitare gli appartamenti dei Principi e delle Principesse ma, in realtà, ospitò l’intera famiglia Reale per oltre mezzo secolo. Fu, infatti, la prima parte dell’edificio ad essere completata e ad ospitare il Re Ferdinando I e la Regina Maria Carolina nei loro soggiorni in città.
Tutte le sale di quest’area presentano volte riccamente affrescate in stile Barocco. Alzate, quindi, lo sguardo e lasciatevi rapire dal susseguirsi di immagini e suggestioni.
Le prime quattro sale sono dette “delle Stagioni” per via degli affreschi sulle volte. Segue l’appartamento del Re e quello della Regina. Infine, sul lato sud del quarto di sud est, troviamo le tre sale della Biblioteca Palatina e la sala ovale, priva di decorazioni e originariamente adibita a teatrino domestico, dove è possibile ammirare il Presepio Ottocentesco.
Pinacoteca
Le ultime stanze visitabili, dislocate prevalentemente nell’ala centrale est, ospitano un’ampia collezione di dipinti che vanno dal XVI al XIX secolo. Le prime due sale ospitano la collezione detta “Fasti Farnesiani”, parte della più ampia collezione Farnese esposta al Museo e Real Bosco di Capodimonte ed ereditata da Re Carlo dalla madre Elisabetta.
Seguono tre sale dedicate alla ritrattistica Borbonica e una sala dedicata alla pittura di genere, ovvero avente ad oggetto scene di vita quotidiana. Chiudono la pinacoteca quattro sale dedicate alle “Vedute e Paesaggi”. Tra le molte opere esposte spiccano le 17 “Vedute del Regno di Napoli” eseguite dal noto paesaggista tedesco Jakob Philipp Hackert alla cui mano si devono anche le cinque marine che arricchiscono la sala della Primavera.
Infine, esposte qua e la nei vari ambienti del piano nobile, si possono ammirare le opere della collezione Terrae Motus. Si tratta di una collezione di arte contemporanea nata a seguito del devastante terremoto dell’Irpinia degli anni 80 per iniziativa del gallerista d’arte napoletano Lucio Amelio. Questi riuscì a coinvolgere vari artisti di fama internazionale, tra i quali spiccano Andy Wharol, Joseph Beuys e Mimmo Paladino, in un progetto teso alla riflessione artistica sul tema del terremoto e della ricostruzione. Amelio donò poi la collezione, che si compone di oltre 70 opere, alla Reggia come lascito testamentario alla sua morte avvenuta nel 1994.
Il Parco della Reggia di Caserta
Finita la visita degli appartamenti, è arrivato il momento di immergerci nella lussureggiante meraviglia del Parco che ha una superficie totale di 120 ettari ed è lungo quasi tre chilometri. E’, inoltre, suddiviso in tre parti chiaramente identificabili:
- Giardino formale all’Italiana;
- Bosco Vecchio;
- Giardino Inglese;
Fu progettato da Luigi Vanvitelli ma, come accaduto anche per il Palazzo, i lavori furono completati dal figlio Carlo succedutogli alla morte.
Il Giardino formale all’Italiana
La prima cosa che salta agli occhi accedendo al Parco è la Via d’Acqua, un lungo susseguirsi di vasche e fontane che si estende per buona parte della sua lunghezza. La Via d’Acqua è il fulcro del Giardino formale all’Italiana caratterizzato da schemi geometrici e alternanza di elementi vegetali e architettonici.
Dal Palazzo ci si immette subito nel giardino all’Italiana. La prima parte è costituita da un ampio spiazzo occupato da aiuole attraversate da viali disposti secondo una struttura a raggiera che si dipana dal centro. Al termine di questa prima parte incontriamo la fontana Margherita contornata da una struttura semiellittica che conduce al livello superiore. E’ qui che inizia la spettacolare Via d’Acqua, un suggestivo susseguirsi di vasche e fontane con temi tratti dalla mitologia classica. Nell’ordine, incontriamo:
- la fontana dei Delfini;
- la fontana di Eolo;
- la fontana di Cerere;
- la fontana di Venere e Adone;
Giunti alla fine del giardino all’Italiana, a ripagarci della fatica e proprio in linea con la Via d’Acqua, ci attende la grandiosa fontana di Diana e Atteone. Costituita da un’ampia vasca arricchita da vari gruppi scultorei è alimentata direttamente dalla cascata artificiale che domina l’intero Parco, alta ben 82 metri. Sulla sommità spicca il Torrione, una grotta artificiale dalla quale si può ammirare un impagabile panorama sull’intero giardino e il Palazzo.
La cascata era alimentata, come le altre fontane, il Palazzo e la stessa città di Caserta, dalle acque dell’acquedotto Carolino, spettacolare opera di ingegneria anch’essa realizzata da Luigi Vanvitelli. Attualmente, invece, è alimentata da pompe di riciclo come le altre vasche.
Spostiamoci, ora, alla destra della fontana di Diana e Atteone e addentriamoci nel giardino Inglese.
Il Giardino Inglese della Reggia di Caserta
Realizzato da Carlo Vanvitelli per volere della Regina Maria Carolina, moglie del Re Ferdinando IV e sorella di Maria Antonietta, si estende su una superficie di 24 ettari. E’ caratterizzato da apparente spontaneità e casualità delle forme. Inoltre, è ricco di piante rare, fra le quali Cedri del Libano e le prime Camelie importate in Europa dal Giappone, ed elementi architettonici estremamente scenografici.
Nel suo lavoro Carlo Vanvitelli si avvalse della collaborazione di un importante giardiniere, l’inglese John Andrew Graefer, e dei suoi tre figli. Fù realizzato come luogo di svago e per la celebrazione di riti massonici. Tuttavia ebbe anche un importante ruolo come centro di studi botanici e coltivazione di piante.
Dall’ingresso possiamo iniziare la visita del parco salendo subito sul viale a sinistra. In breve ci appariranno le rovine di un tempio romano. Come molti altri elementi architettonici che qui incontreremo, provengono dagli scavi di Ercolano e Pompei che proprio i Borbone iniziarono . E’ solo la prima sorpresa che questo luogo incantato riserva al visitatore.
L’Aperia
E infatti, poco più avanti, ci imbattiamo in una struttura caratterizzata da un portico semicircolare diviso in due da una statua raffigurante la Dea Flora. Si tratta dell’Aperia. Realizzata su una precedente cisterna mai utilizzata, fu adibita all’allevamento di api durante l’occupazione francese e a serra durante il regno di Francesco II.
Superata l’Aperia, il punto più alto del giardino Inglese, iniziamo la discesa proseguendo per lo stesso viale fino ad incontrare una fontana zampillante. Svoltiamo, quindi, a destra e ammiriamo un’altra fontana, detta del Pastore.
Il Bagno di Venere
Continuiamo la discesa e svoltiamo a sinistra. Uno stretto passaggio ricavato tra blocchi di tufo ci appare inaspettato dal nulla. Addentriamoci nel passaggio, manteniamo la destra ed eccoci nel luogo forse più suggestivo di tutto il parco: Il bagno di Venere.
Si tratta di un piccolo laghetto artificiale circondato da fitta vegetazione e caratterizzato da una statua di Venere intenta ad uscire dall’acqua. La statua, opera di Tommaso Solari, è in marmo bianco di Carrara e spicca con la sua luminosità nella penombra sapientemente realizzata. Giusto il tempo di riprenderci dallo stupore e, sul lato destro del laghetto, ci imbattiamo nel Criptoportico, un finto ambiente romano in rovina decorato da statue provenienti da Ercolano, Pompei e dalla Collezione Farnese.
Torniamo, ora, sui nostri passi e imbocchiamo al contrario il passaggio tra i blocchi di tufo. Questa volta, però, svoltiamo subito a destra e soffermiamoci a guardare, attraverso una grata protettiva, la Venere da un’altra angolazione. E’ di spalle, bellissima e quasi assorta ed è’ difficile non farsi prendere dal pudore di chi sbircia inaspettato.
Il laghetto delle Ninfee
Proseguiamo seguendo il ruscello che scorre alla nostra destra. Oltrepassiamo un paio di ponticelli e, in breve, giungiamo all’ennesima meraviglia: il laghetto delle Ninfee. Anche questo immerso nel verde è però meno intimo e più luminoso del bagno di Venere. L’acqua è ricoperta da ninfee e, al centro del piccolo bacino, spuntano due isolette. Sulla più grande spicca un finto tempio in rovina mentre quella più piccola ospita un ricovero per cigni e altri uccelli acquatici.
Oltre il laghetto si estende un’ampia zona pianeggiante, originariamente destinata alla coltivazione del mais ed ora affastellata di piante rare dalle forme evocative.
Siamo ora nella parte più bassa del giardino Inglese e, quindi, la strada che ci riporta all’uscita è in leggera salita. Nel tornare indietro cerchiamo di avvicinarci al muro di cinta che divide il giardino Inglese da quello all’Italiana. Così facendo possiamo imbatterci nelle serre e nella Casa del Giardiniere che ospitò il Graefer.
Le serre e la Casa del Giardiniere nella Reggia di Caserta
Come detto prima, questo luogo non fu concepito solo per lo svago dei Reali ma anche per lo studio e la coltivazione delle piante. Eccoci, quindi, davanti alle quattro serre Borboniche, all’acquario per le piante acquatiche, alla Palazzina Inglese (o del giardiniere) e alle vasiere per la messa a dimora. All’epoca, inoltre, il sito ospitava anche la scuola di Botanica e costituisce uno dei tanti esempi di attività produttiva pionieristica che Ferdinando IV ci ha lasciato insieme alle seterie di San Leucio e alla fattoria di Carditello, per citare solo i siti più vicini alla Reggia.
E’ ora di avviarci all’uscita. Ritorniamo alla Via d’Acqua e ripercorriamo il viale centrale. Arrivati alla fontana Margherita, la prima incontrata all’inizio della visita, svoltiamo questa volta a destra. Altre meraviglie ci attende prima di uscire.
Il Bosco Vecchio
Il Bosco Vecchio è preesistente alla Reggia di Caserta e faceva originariamente parte di una tenuta della famiglia Acquaviva. Si presenta come un bosco spontaneo solcato da vialetti da ciascuno dei quali si può godere di una prospettiva unica e suggestiva. Quest’area del parco non fu stravolta da Luigi Vanvitelli che si limitò ad infoltire la vegetazione e a decorarne la parte più interna, detto Giardino Segreto, con statue e fontane.
La Peschiera Grande
Superata, quindi, la fontana margherita, in pochi minuti si giunge alla Peschiera Grande che segna il confine tra il giardino all’Italiana e il Bosco Vecchio. Si tratta di un’enorme vasca ellittica, lunga 270 metri e larga oltre 105 nel punto più ampio, che ospita al centro un isolotto invaso da fitta vegetazione. Fu progettata da Luigi Vanvitelli e doveva servire, in origine, per le esercitazioni militari del giovane Ferdinando. Tuttavia, fu presto riconvertita ad uso ludico.
Dopo una piacevole passeggiata intorno alla vasca, seguiamo il ruscello che si diparte dalla Peschiera e addentriamoci nel Bosco Vecchio per raggiungere la penultima tappa della nostra visita.
La Castelluccia
Realizzata su progetto di Luigi Vanvitelli su una preesistente torre del XVI secolo appartenuta agli Acquaviva, assunse l’aspetto attuale dopo i lavori di restauro del 1819. Si presenta come una struttura fortificata circondata da un fossato. L’ingresso avviene attraverso un torrione ottagonale oltre il quale si accede ad un giardino terrazzato. Come la Peschiera Grande, doveva inizialmente servire per le esercitazioni militari di Ferdinando ma dopo il restauro fu definitivamente adibita a luogo di ristoro per le battute di caccia.
Mentre osserviamo da fuori la struttura, quasi sempre inaccessibile al pubblico, non perdiamoci le due spettacolari magnolie poste proprio dinanzi all’ingresso.
Con la Castelluccia, la visita del Parco può dirsi quasi conclusa. Non ci resta che addentrarci nel Giardino Segreto, costellato di statue e fontane, per poi riportarci sul viale centrale e guadagnare l’uscita ripercorrendo in senso opposto la Galleria al centro del Palazzo. Nel farlo gustiamoci, però, gli ultimi scorci e l’imponente facciata interna della Reggia di Caserta.
Tips e curiosità
- Il biglietto d’ingresso, oltre che presso la biglietteria fisica posta all’interno della stessa Reggia, è acquistabile anche online. Inoltre, se hai in programma di visitare altri monumenti del ricchissimo patrimonio regionale, valuta l’acquisto della tessera Artecard, pass turistico ufficiale della Regione, in uno dei suoi vari formati che ti farà risparmiare tempo e denaro;
- Dal 3 Aprile 2022, con l’attenuarsi dell’emergenza COVID, ritorna la possibilità di accedere gratuitamente ai musei statali nella prima domenica del mese. Controlla sempre sul sito ufficiale o chiama il contact center (+39 0823 448084) prima di organizzare il tuo viaggio;
- La visita dell’intero complesso richiede un giorno intero. Una volta entrati non è possibile uscire e riaccedere. Pertanto organizzati per mangiare e bere. All’interno del complesso museale sono presenti due bar/ristoranti che, ovviamente, hanno prezzi più alti di quelli situati all’esterno. Il primo si trova alla fine della Galleria centrale che attraversa il Palazzo proprio all’ingresso del Parco. Il secondo, invece, si trova in prossimità della fontana di Diana e Atteone alla fine del Parco. Non è, tuttavia, vietato introdurre alimenti se trasportati in piccoli bagagli tipo zaini. Infine, nel parco sono dislocate alcune fontane di acqua potabile. Un paio si trovalo lungo il viale centrale, una nel bosco vecchio non lontano dalla Peschiera Grande e un paio nel Giardino Inglese in prossimità delle serre;
- Le varie parti in cui il complesso monumentale è strutturato (Appartamenti Reali, Parco, Giardino Inglese e Teatro di Corte) hanno orari di accesso differenti che, nel caso del Parco e del Giardino Inglese, variano anche in funzione delle stagioni. Consulta sempre prima gli orari ufficiali per programmare al meglio la tua visita. Il martedì è il giorno di chiusura settimanale;
- Lungo il viale centrale sono dislocati alcuni servizi igienici. Altri servizi igienici si trovano nei cortili del Palazzo;
- Per godere veramente della bellezza del Parco, ti consiglio vivamente di percorrerlo a piedi prendendoti tutto il tempo necessario. Se hai tempo, esplora liberamente il Parco anche uscendo dal percorso che ti ho consigliato. Non te ne pentirai. Tuttavia, è disponibile, all’interno del Parco, un servizio di bus navetta che percorre esclusivamente il viale centrale;
- Ti lascio con una curiosità. La Reggia di Caserta è stata scelta per l’ambientazione di numerosi film. Tra i più famosi ti ricordo due episodi della saga di Star Wars (La minaccia fantasma e L’attacco dei cloni), Mission Impossible III, Angeli e Demoni;
Per approfondire
- www.reggiadicasertaunofficial.it;
- Wikipedia – la Reggia di Caserta;
- Regolamento di visita alla Reggia di Caserta;
- Musei Italiani. An international speech – Reggia di Caserta (video);
- La Reggia di Caserta, l’ottava meraviglia (video);
- Reggia di Caserta – Meraviglie Alberto Angela (video);
- Viaggio in Italia nel Patrimonio UNESCO: il Palazzo reale del XVIII secolo di Caserta (video);
- Allianz Patrimoni d’Italia | Reggia di Caserta (video);